C’è un barometro che misura l’intensità della crisi geopolitica ai confini con la Russia: le valute dell’Est Europa. In particolare, insieme alla Corona ceca Zloty polacco e Fiorino ungherese sono le due currency più scambiate nel mercato Forex dell’ex blocco orientale dei paesi satelliti dell’Unione Sovietica.
Con la guerra dichiarata da Putin all’Ucraina nel febbraio 2022 e la vicinanza di un alleato fedele alla Russia come la Bielorussia, Polonia e Paesi baltici temono uno sconfinamento del conflitto sui loro territori. Scenario difficile ma non totalmente da escludere. L’Ungheria è invece un caso anomalo. Dentro l'Unione Europea ma con posizioni filorusse. Atteggiamento ambiguo che sta costando parecchio all’economia ungherese, in recessione da due trimestri di fila.
EurHuf ed EurPln: tra crisi economica e rischio geopolitico
L’andamento grafico di EurHuf ed EurPln invita però a prestare particolare attenzione a quello che i mercati ci stanno dicendo. Non solo economie in difficoltà, complice anche la grave crisi economica tedesca, non solo inflazione che sembra aver rallentato il passo di discesa, ma anche rischi geopolitici che il mercato non si sente di escludere completamente dagli scenari futuri.
Per quello che riguarda EurPln il bull market che dal 2010 guida il rialzo del cross ha avuto una sollecitazione importante nel corso del 2024, quando la trendline rialzista è stata sfiorata in area 4,2 prima della ripartenza verso l’alto.
Per il momento un normale rimbalzo tecnico dopo una discesa impetuosa per quasi tutto il 2022 e 2023. Gli elevati tassi reali avevano aumentato l’appeal dello Zloty, ma la crisi tedesca e l’inasprirsi delle tensioni con la Russia stanno progressivamente facendo crescere il premio per il rischio chiesto dal mercato.
Per quello che riguarda EurHuf la situazione è decisamente più complicata. Anche qui c’è stata una correzione nel corso del 2022-2023 ma la ripartenza del cross è arrivata molto velocemente (e prima dello Zloty) subodorando probabilmente la crisi economica in corso.
Per la valuta di Budapest i minimi storici non sono lontani e solo uno stop nel taglio del costo del denaro potrebbe alleviare una debolezza sempre più evidente e soprattutto deleteria per l’andamento dell’inflazione domestica che, come per tutte le valute in fase di svalutazione, rischia di tornare ad alzare la testa a causa di importazioni più care.
Polonia e Ungheria potrebbero quindi essere un termometro importante di un possibile peggioramento dello scenario geopolitico ora che Trump ha assunto le redini del potere alla Casa Bianca. Il classico canarino nella miniera. Sicuramente chi ci rimette in questo clima di incertezza sono consumatori e imprese locali vista la caduta della fiducia degli ultimi mesi che impatterà sulla ripresa economica. Per il momento sconsiglierei il long sia sullo Zloty polacco che sul Fiorino ungherese.