Il meeting BCE di domani, 25 gennaio 2024, si preannuncia come una nuova occasione di scontro tra operatori di mercato e membri del board. Da un lato il mercato stima cinque - anche sei - tagli dei tassi nel 2024, dall’altro ci sono i funzionari dell’istituto con sede a Francoforte, che continuano, con poco successo, a cercare di smorzare l’entusiasmo.
Joachim Nagel, Presidente della Deutsche Bundesbank, ha recentemente definito “premature” le discussioni su eventuali tagli dei tassi ed il suo omologo austriaco, Robert Holzmann, ha fatto di più, rinviando i tagli dei tassi di Eurolandia al 2025. “Tutto ciò a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane punta nella direzione opposta, quindi potrei addirittura non prevedere alcun taglio quest’anno”, ha detto Holzmann in occasione del World Economic Forum.
Sempre da Davos, la presidente Christine Lagarde ha cercato di buttare acqua sul fuoco dicendo che il primo taglio dei tassi della BCE potrebbe arrivare in estate, quindi in occasione del meeting in programma il 18 luglio 2024 (BCE: calendario e date delle riunioni e meeting 2024).
Meeting BCE: le stime degli analisti
Dopo la conferma dei tassi BCE in occasione del meeting di dicembre al 4,50%, al 4,75% e al 4,00% (rispettivamente tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la Banca centrale), la seconda pausa dopo 10 strette consecutive annunciate tra luglio 2022 e settembre 2023 (BCE: ecco cosa è successo nei meeting 2023), anche nella prima riunione del 2024 il costo del denaro non sarà toccato.
Questo perché da un lato le indicazioni macroeconomiche successive all’ultima riunione del 2024 sono state sostanzialmente in linea con le proiezioni dello staff dell’Eurotower e sia perchè l’andamento dell’inflazione, che a dicembre ha segnato una riaccelerazione (il dato “headline” a dicembre è salito dal 2,4 al 2,9% annuo mentre l’indice “core” è sceso dal 3,6 al 3,4%), potrebbe dover fronteggiare le sempre crescenti tensioni geopolitiche (alle due principali guerre attualmente in corso si sono aggiunti gli attacchi ai mercantili nel Mar Rosso da parte degli Houthi).
Per Franck Dixmier, Global CIO Fixed Income di Allianz Global Investors, “la battaglia contro l'inflazione non è ancora vinta, con un'inflazione core ancora sul 3,4% a dicembre su base annua e le potenziali ulteriori pressioni inflazionistiche derivanti dagli aumenti salariali di quest'anno”.
Tomasz Wieladek, Chief European Economist di T. Rowe Price stima una conferma dei parametri di politica monetaria. “Ma in termini di comunicazione, è probabile che dica chiaramente che il percorso dei tassi di interesse prezzati dai mercati continui ad essere troppo aggressivo”. Questo anche alla luce delle minute dell’ultimo meeting della BCE, “che mostrano chiaramente che il Consiglio direttivo ha deciso di opporsi in modo unanime a quanto prezzano i mercati”.
Dello stesso avviso anche Konstantin Veit, Portfolio Manager di PIMCO. “Rimaniamo scettici sul fatto che la BCE taglierà i tassi così presto come il mercato sta prezzando, poiché le prospettive sull'inflazione sottostante rimangono incerte”.
“È probabile -stima Claudia Fontanive-Wyss, Portfolio Manager di Vontobel - che il tono generale della riunione sia simile a quello di dicembre, con una dichiarazione sostanzialmente invariata e una caratterizzazione positiva del trend dell'inflazione sottostante. Ci aspettiamo inoltre che la BCE rimanga dipendente dai dati e che, nella conferenza stampa, contrasti verbalmente le scommesse degli investitori su tagli anticipati”. “Non prevediamo -continua l’esperta - che l'attuale interruzione della catena di approvvigionamento nel Mar Rosso possa avere un impatto significativo sull'inflazione e modificare la politica della BCE”.