Morgan Stanley è convinta che la
Federal Reserve e la
Banca Centrale Europea taglieranno i tassi di interesse a settembre. È quanto ha dichiarato Andrew Sheets, Amministratore delegato e responsabile della strategia cross-asset della banca americana. A suo giudizio, entrambe le Banche centrali diventeranno più accomodanti perché
i dati chiave sull'inflazione dimostrano un raffreddamento dei prezzi sia in USA che in Europa.
La BCE si è mossa prima della Fed abbassando il costo del denaro di un quarto di punto al 4,25% nella riunione di giugno, mentre la Fed ha mantenuto il tasso di riferimento nel range 5,25-5,5%. L'istituto guidato da Jerome Powell ha giustificato la scelta con il fatto che l'inflazione negli Stati Uniti fa ancora fatica a scendere. Il mese scorso l'indice dei prezzi al consumo è rimasto stabile al 3,3% su base annua, ma la misura preferita dall'autorità monetaria a stelle e strisce è l'indice delle spese per consumi personali, il c.d. PCE (Personal Consumption Expenditures Price Index). Quest'ultimo indicatore, dalle letture della scorsa settimana, è sceso a maggio dal 2,8% al 2,6%, come nelle previsioni degli analisti. In Europa invece l'inflazione è a poca distanza dall'obiettivo di lungo periodo del 2%, attestandosi a maggio al 2,6%. C'è però una differenza di crescita tra le due sponde dell'Atlantico, a vantaggio indubbiamente degli Stati Uniti.
Ad ogni modo, sia la Fed che la BCE hanno mostrato una certa cautela riguardo le decisioni future sui tassi di interesse. "È comprensibile che queste Banche centrali non vogliano pre-impegnarsi. Non vogliono sembrare eccessivamente compiacenti riguardo ai rischi dell'inflazione", ha detto Sheets, "ma pensiamo che da qui a settembre la BCE assisterà ad una prosecuzione del processo di moderazione dell'inflazione. E anche per la Fed l'inflazione sta continuando a scendere".
Fed e BCE: dagli alti esponenti un richiamo alla prudenza
La scorsa settimana hanno parlato alcuni esponenti di spicco di BCE e Fed, richiamando alla prudenza. Isabel Schnabel, membro del Consiglio direttivo dell'Eurotower, ha riferito che la divergenza di politica monetaria tra le due Banche centrali non è così ampia e anche l'andamento dell'inflazione non è così diverso. "Ci potrebbe essere una leggera divergenza forse di natura temporanea, ma non sono preoccupata", ha dichiarato intervenendo alla riunione annuale dell'Associazione federale dell'industria tedesca.
Riguardo la Fed, ha preso posizione il presidente della Fed di Richmond, Thomas Barkin, che ha sottolineato come la battaglia contro l'inflazione non sia stata ancora vinta e che l'economia USA resterà resiliente fino a quando la disoccupazione sarà bassa. "L'economia statunitense è stata molto più resiliente agli aumenti dei tassi di quanto ci si aspettasse ed è probabile che rimanga tale finché le valutazioni resteranno elevate e la disoccupazione rimarrà bassa", ha detto Barkin venerdì nelle osservazioni preparate per una conferenza del Global Interdependence Center a Parigi. Vista la forza dell'economia, quindi, il tasso neutrale si "è spinto verso l'alto", ha osservato. Di conseguenza, "la politica monetaria potrebbe non essere così restrittiva".