Nel Regno Unito in questo momento si sta verificando una vera
spaccatura tra la Bank of England (BoE) e i mercati finanziari su quando avverrà il primo taglio dei tassi di interesse dopo un lungo periodo di ristrettezze monetarie. Dal 16 agosto 2023 il costo del denaro in Gran Bretagna è tenuto fermo al 5,25%, massimo di 16 anni, in attesa che l'inflazione torni in maniera stabile in direzione dell'obiettivo di lungo periodo del 2% per poterlo abbassare. La BoE ha lanciato messaggi accomodanti, ma il mercato non le crede. Quest'ultimo sta scontando uno o
al massimo due tagli quest'anno, dai sei di inizio 2024. Un percorso, quello della BoE, che a questo punto sarebbe simile a quello intrapreso dalla
Federal Reserve.
Il nervosismo degli operatori è emerso quando la scorsa settimana sono stati rilasciati i dati sull'inflazione e sui salari britannici. L'indice dei prezzi al consumo riferito al mese di marzo è sì sceso al 3,2%, minimo degli ultimi due anni e mezzo, ma le metriche sottostanti sono risultate leggermente superiori alle stime degli analisti. In particolare, la crescita dei salari per i tre mesi fino a febbraio è rimasta molto forte, attestandosi al 6%. Questi dati hanno alimentato le attese che la Banca d'Inghilterra alla fine non potrà essere troppo accomodante per non riattivare meccanismi inflazionistici poi difficili da controllare.
Proprio la BoE però ha minimizzato le letture della scorsa settimana, ribadendo che
nulla è cambiato rispetto alle previsioni di febbraio sull'inflazione al 2% che sarà raggiunta nella lettura di maggio grazie al calo delle bollette energetiche. Il governatore
Andrew Bailey ha sostenuto che le dinamiche inflazionistiche in Gran Bretagna (e in Europa) sono molto diverse rispetto a quelle negli Stati Uniti, che sono maggiormente guidate dalla domanda. Questo implica che
la BoE sarà più divergente dalla Fed e più vicina alla Banca Centrale Europea nell'attuazione della sua politica monetaria nei prossimi mesi, secondo i funzionari dell'istituto con sede a Londra.
BoE: cosa pensano gli economisti sul taglio dei tassi
Chi ha ragione? Gli economisti tendenzialmente stanno dalla parte della Banca centrale e non dei mercati. A loro avviso, l'economia americana sta avendo un andamento che poco ha a che vedere con quello dell'economia britannica. Nel primo caso si vede una domanda molto forte accompagnata dalla crescita e un mercato del lavoro in condizioni smaglianti. Abbassare i tassi ora per la Fed potrebbe essere inutile e controproducente. Nel secondo caso siamo in presenza di un'economia stagnante, che ha evitato per un pelo una vera recessione e che ora avrebbe bisogno di essere rifocillata.
"Siamo d'accordo con Bailey sul fatto che le dinamiche del Regno Unito sembrino diverse, il che fornisce motivo di pensare che la BoE possa divergere dalla Fed", ha detto Dan Hanson, capo economista britannico di Bloomberg Economics. "Riteniamo che il mercato abbia spinto troppo in là i prezzi per il primo taglio della BoE".
Della stessa opinione risulta Sanjay Raja, capo economista britannico di Deutsche Bank, secondo cui "i mercati hanno sovrapposto il ciclo statunitense a quello britannico, ma gli Stati Uniti e il Regno Unito sono su binari molto diversi". L'esperto osserva come il Regno Unito stia "uscendo dalla recessione tecnica, con l'inflazione che sta scendendo in modo più convincente". Inoltre, "gli accordi salariali seguono le aspettative di inflazione. E, soprattutto, i tassi ufficiali reali nel Regno Unito saranno più alti che negli Stati Uniti".
Michael Pfister, analista di Commerzbank, sottolinea che "mentre le aspettative del mercato per la BCE sembrano essersi un po' disaccoppiate da quelle delle controparti statunitensi, le aspettative per la BoE continuano a seguire abbastanza da vicino quelle degli Stati Uniti". Ne consegue che "è probabile che la BoE si stia dirigendo verso una piccola correzione del livello dei tassi di interesse piuttosto che verso un ciclo pronunciato di tagli".