Al termine della riunione del board, oggi alle 14:15 la Banca Centrale Europea ha pubblicato il comunicato con cui illustra le sue decisioni di politica monetaria, le valutazioni sull’attuale contesto macroeconomico e le indicazioni per capire quelle che saranno le future mosse. Dopo mezz’ora a salire in cattedra è stata la presidente Christine Lagarde nella consueta conferenza stampa che fa da corollario alle riunioni del board.
Meeting BCE: cosa ha detto Christine Lagarde
Come emerso dalle ultime minute, il taglio di giugno più che da reali esigenze di allentamento delle condizioni monetarie è stato dettato dalla necessità di non sconfessare i pre-annunci fatti da praticamente tutti i membri del board nelle settimane precedenti. Su queste basi, è probabile che la prudenza emersa oggi sia dal comunicato che dalle parole pronunciate da Christine Lagarde sia dettata più che altro dalla volontà di non vincolarsi in anticipo.
Non sono state fornite indicazioni sul percorso futuro dei tassi: “la decisione di settembre è totalmente aperta”, ha detto la presidente, rimarcando che le proiezioni saranno evidentemente centrali.
Indicazioni “dovish” sono arrivate dal fatto che le condizioni di finanziamento continuano ad essere definite “restrittive” e dall'analisi della dinamica salariale visto che, ha riferito Mme Lagarde, “le negoziazioni salariali segneranno il massimo impatto nel 2025, ma per il 2026 la dinamica delle retribuzioni è compatibile con gli obiettivi di politica monetaria”.
Come spesso accade, c’è stato un riferimento alla politica fiscale: “accogliamo con favore le recenti linee guida della Commissione Europea che invitano gli Stati membri a rafforzare la sostenibilità“.
Riunione BCE: il comunicato integrale
Il Consiglio direttivo ha deciso oggi di mantenere invariati i tre tassi di interesse di riferimento della BCE. Le nuove informazioni confermano sostanzialmente la valutazione precedente del Consiglio direttivo circa le prospettive di inflazione a medio termine. Sebbene alcune misure dell’inflazione di fondo siano aumentate lievemente a maggio a causa di fattori una tantum, per la maggior parte sono rimaste stabili o sono diminuite leggermente a giugno. In linea con le aspettative, l’impatto inflazionistico dell’elevata crescita salariale è stato assorbito dai profitti. La politica monetaria mantiene restrittive le condizioni di finanziamento. Al tempo stesso, le pressioni interne sui prezzi restano alte, l’inflazione dei servizi è elevata ed è probabile che l’inflazione complessiva rimanga al di sopra dell’obiettivo fino a gran parte del prossimo anno.
Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione al suo obiettivo del 2% a medio termine. Manterrà i tassi di riferimento su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario a conseguire questo fine. Per determinare livello e durata adeguati della restrizione, il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi.
Tassi di interesse di riferimento della BCE
I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente al 4,25%, al 4,50% e al 3,75%.
Programma di acquisto di attività (PAA) e Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP)
Il portafoglio del PAA si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza.
Riguardo al Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (pandemic emergency purchase programme, PEPP), l’Eurosistema non reinveste più tutto il capitale rimborsato sui titoli in scadenza, riducendo il portafoglio di 7,5 miliardi di euro al mese, in media. Il Consiglio direttivo intende terminare i reinvestimenti nel quadro di tale programma alla fine del 2024.
Il Consiglio direttivo continuerà a reinvestire in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del PEPP, per contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria riconducibili alla pandemia.
Operazioni di rifinanziamento
A fronte dei rimborsi degli importi ricevuti dalle banche nelle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine, il Consiglio direttivo riesaminerà regolarmente come le operazioni mirate e i rimborsi in atto contribuiscono all’orientamento della politica monetaria.
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Il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione ritorni all’obiettivo del 2% a medio termine e per preservare l’ordinato funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria. Inoltre, lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria può essere utilizzato per contrastare ingiustificate, disordinate dinamiche di mercato che mettano seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutti i paesi dell’area dell’euro, consentendo così al Consiglio direttivo di assolvere con più efficacia il proprio mandato della stabilità dei prezzi.
Riunione BCE: tassi fermi ma attenzione al wording
Dopo il taglio di 25 punti base messo a segno nella riunione della BCE del 6 giugno, gli esperti sono concordi nello stimare una conferma dei tassi agli attuali livelli: 4,25% per i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, 4,5% per quelli sulle operazioni di rifinanziamento marginale e 3,75% sui depositi presso la Banca centrale.
L’ipotesi di una conferma raccoglie quasi il 100% di probabilità mentre una nuova riduzione del benchmark nel meeting di settembre è stimata (visto l’andamento dei prezzi al consumo, la generale debolezza del contesto macroeconomico - soprattutto se guardiamo al settore manifatturiero - e l’elevata probabilità di nuove tensioni sui debiti sovrani) all’80%.
“La BCE, come molti altri, si prenderà probabilmente una pausa estiva”, ha detto Kevin Thozet, membro dell’Investment Committee di Carmignac. “Un paio di mesi in più - continua l’esperto - consentiranno all'istituzione di valutare meglio la traiettoria dell'inflazione e della crescita dell’area, eventualmente confermando che la strada intrapresa è quella desiderata. La possibilità di un ulteriore taglio dei tassi a settembre, come per la Fed, è però alta”.
In linea la view di Jill Hirzel, Senior Investment Specialist di BNY Investments: “ci aspettiamo che la BCE si prenda una pausa nel meeting di questa settimana, per assicurarsi che tutto proceda per il verso giusto prima di tagliare ulteriormente i tassi a settembre”.
I policy makers a Francoforte hanno dichiarato di voler vedere una serie di indicatori sui salari e sugli utili aziendali, previsti prima della riunione di settembre, prima di muoversi nuovamente. "Non abbiamo abbastanza dati per inviare nuovi segnali", ha dichiarato Piet Christiansen, capo analista di Danske Bank.
Grande attenzione andrà posta sul “wording” del comunicato e, ancora di più, sulle parole che saranno utilizzate da Christine Lagarde. “Ci aspettiamo una Presidente Lagarde meno esplicita circa le tempistiche di qualsiasi attività politica futura”, riferisce David Chappell, Senior Fixed Income Portfolio Manager di Columbia Threadneedle Investments.
Riunione BCE: tassi fermi e nuovo taglio a settembre, e poi?
“Più a lungo - continua Thozet - i tassi resteranno restrittivi, maggiore sarà la probabilità di una rapida decelerazione dell'economia [...] il mercato si aspetta al massimo due tagli per il resto dell'anno e solo due per il 2025”.
Ci saranno complessivamente tre tagli nel 2024 anche per Konstantin Veit, Portfolio Manager di PIMCO: “l'attuale tasso terminale di circa il 2,5%, superiore alla maggior parte delle stime su un tasso neutrale per l'area dell'euro, indica un'elevata preoccupazione per l'inflazione dell'ultimo miglio”.