Se spesso ci capita di sentire parlare di “Green Economy”, meno volte abbiamo a che fare con la “Blue Economy”: la prima è principalmente focalizzata sui settori dell’energia e dei trasporti, la seconda è incentrata sulla sostenibilità delle risorse ittiche, marine e costiere.
Nonostante i mari e gli oceani ricoprano più del 70% della superficie del pianeta, per comprendere pienamente la necessità di proteggere a fondo questi ecosistemi c’è ancora molta strada da fare.
Pesca eccessiva, distruzione degli habitat e cambiamenti climatici rappresentano solo alcune delle minacce agli ecosistemi marini, che invece potrebbero rappresentare motori di innovazione e crescita per uno sviluppo economico sostenibile e redditizio. È proprio con queste finalità che nasce la Blue Economy.
Tramite un approccio non tradizionale allo sviluppo economico e all’innovazione, la Blue Economy prova a sostituire un sistema lineare, che prevede uno sfruttamento a senso unico delle risorse naturali, con uno circolare, incentrato sulla sostenibilità e sul rispetto dell’ambiente che ci ospita.
Blue Economy: una fondazione per la tutela degli oceani
Oltre ad essere inquadrata nel tema più ampio della salvaguardia dell’ambiente, la Blue Economy è funzionale alla protezione degli altri ecosistemi. “Secondo uno studio pubblicato dalla NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) -ha rilevato My-Linh Ngo, Head of ESG Investment di RBC BlueBay Asset Management- l'oceano assorbe circa il 31% delle emissioni di CO2 rilasciate nell'atmosfera”.
Nel 2020, BlueBay ha scelto Blue Marine Foundation (Blue Marine) come uno dei partner aziendali per progetti di beneficenza. Blue Marine si dedica al ripristino della salute degli oceani affrontando il problema della pesca intensiva e sostenendo la campagna globale che chiede la protezione di almeno il 30% degli oceani entro il 2030.
“Continuare, insieme ad altri, a portare avanti un’attività di engagement e a lavorare con organizzazioni e iniziative come Blue Marine, sarà importante per dare slancio alla protezione dei nostri oceani e garantire la prosperità economica e sociale”.
Investire nella Blue Economy
“Riteniamo -continua My-Linh Ngo- che l'emergere del mercato delle obbligazioni con etichetta ESG rappresenti un'opportunità potenzialmente importante per gli investitori obbligazionari di sostenere in modo unico le imprese, gli enti sovrani, sovranazionali e agenzie (SSA), dove i cosiddetti Blue Bond potrebbero convogliare il capitale verso tali finalità”.
Il riconoscimento della natura e della biodiversità come rischi sistemici e la loro interconnessione con il cambiamento climatico hanno fatto sì che questo diventasse il tema ESG più importante del 2022.
“Nel 2023 ci aspettiamo che le aziende, le istituzioni finanziarie e i governi parlino di più – e prendano più iniziative – riguardo alla natura e alla biodiversità. Riteniamo che le considerazioni ESG continuino ad essere un importante motore dei rendimenti degli investimenti a lungo termine, sia dal punto di vista della mitigazione del rischio che delle opportunità. Al di là di questo fattore primario, incorporare i criteri ESG nelle pratiche di investimento può avere il vantaggio secondario di contribuire alla salvaguardia del nostro futuro comune”.