La febbre dell'intelligenza artificiale sta spingendo le grandi aziende tecnologiche a livello mondiale a investire miliardi per la costruzione dei data center. I modelli AI (Artificial Intelligence) hanno bisogno di una quantità enorme di dati, che devono essere elaborati in strutture sempre più spaziose.
Negli Stati Uniti, Big Tech come
Microsoft, Alphabet, Meta Platforms e Amazon hanno previsto piani di spesa di decine di miliardi quest'anno e hanno stipulato contratti con imprese operanti nel settore dell'energia nucleare per alimentare data center particolarmente energivori. Anche il presidente americano
Donald Trump è sceso in campo direttamente promuovendo un
maxi-progetto da 500 miliardi di dollari denominato Stargate che coinvolge OpenAI, SoftBank e Oracle.
L'obiettivo è quello di generare ritorni importanti in futuro da investimenti molto impegnativi. C'è da dire che negli anni, le megacap tecnologiche hanno accumulato talmente tanta liquidità grazie al loro florido business aziendale da potersi permettere certe spese. Tuttavia, rimane il dubbio che alla fine tali impegni risultino effettivamente produttivi.
A febbraio, Microsoft avrebbe annullato alcuni contratti di locazione per i data center, rafforzando le ipotesi che la capacità dell'infrastruttura creata fosse maggiore di quella necessaria nel lungo termine. Il colosso di Redmond ha provato a ridimensionare certe preoccupazioni, facendo leva sul fatto che mai come prima ha speso così tanto per chip e data center. L'azienda ha annunciato quest'anno una spesa di 80 miliardi di dollari al riguardo, ma il ritmo inizierà a rallentare a partire dal prossimo esercizio fiscale.
Intelligenza artificiale: c'è il rischio bolla?
Sull'argomento arriva il monito del presidente di Alibaba, Joe Tsai, che ha parlato della formazione di una potenziale bolla nella costruzione dei data center. A suo avviso, il ritmo che si sta sostenendo rischia di andare oltre la domanda iniziale di intelligenza artificiale.
"La corsa delle grandi aziende tecnologiche, dei veicoli di private equity e di altre entità per la costruzione di server collegati all'AI in tutto il mondo sta iniziando a sembrare indiscriminata", ha detto oggi il dirigente e finanziere miliardario all'HSBC Global Investment Summit di Hong Kong. "Molti di questi progetti sono costruiti senza avere in mente dei clienti specifici". In pratica, "alcuni dei progetti previsti hanno iniziato a raccogliere fondi senza i relativi accordi con i potenziali clienti", ha precisato.
L'avvertimento di Tsai coinvolge anche la stessa Alibaba, che lo scorso mese è uscita allo scoperto dichiarando di puntare tutto sull'intelligenza artificiale con un investimento nei prossimi tre anni di oltre 50 miliardi di dollari. Tuttavia, il presidente del colosso tecnologico cinese si è detto "sbalordito dei numeri che vengono lanciati negli Stati Uniti sugli investimenti nell'intelligenza artificiale".
Al riguardo, "La gente parla di 500 miliardi di dollari. Non credo che sia del tutto necessario. Penso che in un certo senso le persone stiano investendo in anticipo rispetto alla domanda che stanno vedendo oggi, ma stanno proiettando una domanda molto più grande", ha affermato.
Nel frattempo, Tsai ha
elogiato il successo di DeepSeek, ritenendo vantaggioso il suo arrivo per il settore dell'intelligenza artificiale. La startup cinese che ha scosso tutta l'industria grazie al suo modello low-cost e open-source, "ha aumentato la fiducia nel settore tecnologico cinese e ampliato gli scenari applicativi", ha detto.