Anglo American respinge le ultime proposte di BHP, fine dei giochi? | Investire.biz

Anglo American respinge le ultime proposte di BHP, fine dei giochi?

29 mag 2024 - 16:00

29 mag 2024 - 16:07

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In prossimità della scadenza dei termini, Anglo American e BHP Group non hanno trovato un accordo di fusione. Vediamo cosa potrà succedere adesso

Niente da fare, l'accordo tra BHP Group e Anglo American non si farà. La società mineraria britannica ha respinto per l'ennesima volta le ultime proposte del gigante australiano, quando la deadline fissata alle ore 17 di oggi è ormai arrivata.
 
Nella prima mattinata, BHP aveva chiesto una proroga del termine di scadenza per presentare la nuova offerta, dopo aver ricevuto già un prolungamento di una settimana rispetto alla data originariamente stabilita del 22 maggio. BHP si era impegnata a garantire che gli azionisti di Anglo non sostenessero il costo dell'accordo "in modo sproporzionato" e inoltre a farsi carico di una tassa di rottura se l'accordo non venisse approvato, senza però precisare l'entità di un eventuale importo che era disposta pagare. In tale ambito, era incluso il mantenimento dell'ufficio di Johannesburg di Anglo agli attuali livelli di personale e la condivisione dei costi dell'aumento dell'azionariato dei dipendenti sudafricani delle due unità, se necessario. Queste misure sarebbero state tenute per almeno tre anni dopo il completamento dell'accordo. Nella sua dichiarazione di stamattina, BHP si è detta fiduciosa circa un'approvazione dell'accordo e che i rischi erano "quantificabili e gestibili".
 
Tuttavia, ciò non è bastato. "BHP non ha affrontato le preoccupazioni fondamentali del Consiglio di amministrazione relative al rischio di esecuzione sproporzionato associato alla struttura proposta e al valore che alla fine verrebbe consegnato agli azionisti di Anglo American. Il Consiglio ha quindi concluso all'unanimità che non ci siano le basi per un'ulteriore proroga", è stata la replica della società con sede a Londra nel suo comunicato.
 
 

Il Sudafrica divide BHP e Anglo American 

Il nodo centrale di tutta la questione sono le attività sudafricane di Anglo American. BHP chiede di smembrare il business di Anglo American Platinum Ltd. e Kumba Iron Ore Ltd, effettuando uno spin-off. Anglo però ritiene svantaggiosa un'operazione del genere e che tutte le sue preoccupazioni in merito non siano state prese in considerazione da BHP nell'ultima proposta. Il problema per l'azienda britannica è che lo scorporo delle società quotate a Johannesburg comporterebbe alcune imposizioni delle autorità sudafricane, il che ne ridurrebbe il valore penalizzando gli attuali investitori di Anglo che riceverebbero le azioni dalla scissione.
 
Il governo sudafricano ha mostrato disapprovazione all'operazione proposta da BHP, anche e soprattutto perché le due unità in questione danno lavoro a più di 40 mila persone. Un accordo, che si svilupperebbe in più fasi, richiede diversi livelli di approvazione regolamentare, con le valutazioni che sono assoggettate a un interesse pubblico da tutelare. In definitiva, secondo Anglo, BHP non è stata in grado di rimuovere tali svantaggi facendosi carico di tutti i costi che ne conseguirebbero. Il risultato quindi è stato di una chiusura totale.
 

E ora cosa succede?

Se la fusione da 49 miliardi di dollari fosse stata avallata, sarebbe nata la più grande società mineraria del mondo, in grado di controllare il 10% dell'offerta totale del rame. Le conseguenze a livello settoriale tuttavia potrebbero essere limitate. L'industria del rame tende a un consolidamento, in quanto le grandi società preferiscono acquisire rivali più piccoli piuttosto che investire in costosi e difficili nuovi giacimenti minerari. Questo però di fatto non aumenta l'offerta complessiva del metallo rosso, che sta vivendo in questo periodo un deficit di approvvigionamento rispetto alla domanda.
 
Ad ogni modo, BHP dovrà decidere se aspettare sei mesi per riprendere le trattative, come vuole la normativa britannica sulle fusioni e acquisizioni, oppure prendere la strada tortuosa dell'OPA ostile contattando direttamente gli azionisti. Questa seconda possibilità è ritenuta poco probabile perché, a quel punto, il management di BHP non potrebbe contare sulla collaborazione del Cda di Anglo in tema di due diligence.
 
Sotto pressione sarà anche l'Amministratore delegato della compagnia britannica, Duncan Wanblad, perché dovrebbe dimostrare che la sua strategia delineata due settimane fa di ristrutturare il business uscendo da alcune attività relative a carbone, diamanti e platino (Anglo American: mossa difensiva contro l'acquisizione di BHP), sia più redditizia rispetto all'accettazione dell'offerta di BHP.
 
 
 

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