Gli investitori sono posizionati in maniera eccessivamente rialzista sulle azioni tech USA. A dirlo sono gli strategist di Citigroup. Questo è molto rischioso perché "qualsiasi sell-off potrebbe innescare un crollo molto vasto", hanno scritto in una nota gli esperti della banca americana.
Da inizio 2023, l'indice
S&P 500 ha realizzato una performance di circa il 30%, trainato dagli spettacolari guadagni dei big del comparto hi-tech. Le aspettative di una svolta accomodante della Federal Reserve sul fronte tassi e il boom dell'intelligenza artificiale hanno guidato le performance di società come Nvidia, Meta Platforms, Microsoft e Alphabet.
Tuttavia, "le tendenze rialziste dei futures sull'S&P 500 si sono bloccate la scorsa settimana, anche se il posizionamento netto rimane long", ha affermato Chris Montagu, capo strategist di Citi.
Il mercato, in effetti, si è un po' raffreddato dopo che nei giorni scorsi il Presidente della Fed,
Jerome Powell, in un'intervista ha ribadito quanto aveva detto durante l'ultima riunione della Banca centrale del 30-31 gennaio. Il governatore ha ritenuto molto difficile che il primo dei tre tagli annunciati dalla Fed avvenga già nel prossimo meeting di marzo, indicando invece l'estate come il periodo più probabile. Questo in quanto l'inflazione non dà ancora adeguate garanzie di indirizzarsi in maniera sostenibile verso l'obiettivo di lungo periodo del 2%. In particolare, i titoli tecnologici risentono delle dinamiche dei tassi di interesse perché da essi dipende il costo sostenuto delle aziende del settore per finanziare gli investimenti necessari alla crescita.
Azioni Tech USA: anche Amundi alza la guardia
La posizione di Citigroup sulle azioni tech USA è molto simile a quella di Amundi. Il più grande gestore europeo ha avvertito che in questo momento le azioni globali sono sopravvalutate del 20% e in ciò le Big Tech statunitensi stanno avendo un ruolo determinante.
Il Chief Investment Officer dell'asset manager, Vincent Mortier, paragona la situazione attuale a Wall Street con quella di inizio millennio, quando scoppiò la
bolla delle dot-com. Secondo Mortier, all'epoca si credeva che alcune aziende come Yahoo avrebbero dominato il settore Internet esattamente come si crede che oggi Nvidia possa dominare quello dell'intelligenza artificiale. Yahoo è stato poi in seguito surclassata da aziende come Alphabet, mentre Nvidia per ora rappresenta un'incognita.
L'esperto sottolinea come le valutazioni delle Magnifiche Sette (Alphabet, Amazon, Apple, Meta Platforms, Microsoft, Nvidia e Tesla) siano eccessive e una combinazione di situazioni porterà a un crollo fragoroso delle azioni. Nelle cause Mortier individua "cattive notizie su inflazione, Banche centrali che di conseguenza diventeranno più ambigue, crescita economica che si incrinerà e risultati degli utili che verranno messi in discussione".
L'allerta è stata sollevata anche da altri strategist questa settimana e quella precedente. Ad esempio, Marko Kolanovic di JPMorgan Chase, ha affermato lunedì di aspettarsi un taglio dei tassi Fed non prima della metà dell'anno, il che metterebbe a rischio il rally delle azioni tech. Scott Rubner di Goldman Sachs in precedenza aveva riferito che, con i mercati azionari ai massimi storici, c'è il rischio di una discesa molto forte.