Il miner statunitense di
Bitcoin Riot Platforms trova le porte sbarrate per la scalata all'azienda canadese
Bitfarms, dopo che gli amministratori del rivale più piccolo hanno messo in campo una
poisoin pill o pillola avvelenata. Si tratta di una tecnica che il management di una società target adopera per impedire un'acquisizione ostile da parte di un predatore. La mossa consiste nell'aumentare il capitale in maniera gratuita o a prezzo di favore ai soci esistenti con lo scopo di accrescere il numero di azioni in circolazione da acquistare e rendere l'
OPA più costosa per lo scalatore.
Nella fattispecie, il Consiglio di amministrazione di Bitfarms ha stabilito un piano secondo cui se un'entità si appropria di più del 15% delle azioni Bitfarms dopo il 20 giugno e fino al 10 settembre, la società emetterà nuove azioni, diluendo in questo modo la partecipazione dell'acquirente. Dopo il 10 settembre, la soglia chiave verrà aumentata al 20%, salvo determinate condizioni che dovranno essere soddisfatte dal tentativo di acquisizione.
Riot Platforms: una scalata a Riot molto difficoltosa
Riot Platforms sta cercando di eseguire a tappe la scalata a Bitfarms. La scorsa settimana ha acquistato una partecipazione del 12%, che si è aggiunta a un pacchetto dell'11,63% che già deteneva (
Riot Platforms sale al 24% di Bitfarms, takeover in vista). Contestualmente ha annunciato la convocazione di un'assemblea speciale per inserire nel Cda di Bitfarms amministratori indipendenti.
Tutto ciò è arrivato dopo che due settimane fa, Riot aveva lanciato un'offerta amichevole per impadronirsi di tutte le azioni Bitfarms per un controvalore di circa 950 milioni di dollari. Tuttavia, gli amministratori della società con sede a Toronto hanno respinto la proposta facendo infuriare il CEO di Riot, Jason Les, che ha accusato il management rivale di non aver neppure tentato un dialogo.
L'obiettivo di Riot è quello di consolidarsi in un settore in cui
l'halving di Bitcoin ha fatto diminuire le ricompense per gli estrattori, rischiando di mettere in crisi i vari player. Grazie all'integrazione con Bitfarms, di cui Riot è sempre il maggiore azionista, l'azienda americana ha la possibilità di aumentare le economie di scala e di effettuare sinergie di costi soprattutto sul fronte energetico.
Poison Pill: il caso storico di Microsoft-Yahoo
La pillola avvelenata attuata da Bitfarms fa tornare in mente alcuni casi simili in passato che hanno ostacolato le grandi operazioni di M&A. Tra tutte spicca quella che gli amministratori di Yahoo attuarono nel 2008 per impedire l'acquisizione da parte di Microsoft. Il gigante di Redomond si era visto rifiutare un'offerta di 44,6 miliardi di dollari e aveva minacciato di rivolgersi direttamente agli azionisti per una scalata ostile. All'epoca Yahoo aveva una poison pill del marzo 2001, secondo cui se qualcuno avesse acquisito il 15% o più delle azioni del social network, gli azionisti avrebbe avuto il diritto di acquisire azioni extra.
La situazione è degenerata quando il Cda ha aggiunto un'altra pillola avvelenata, ovvero un piano di licenziamento con ricche buonuscita ai dipendenti in caso di acquisizione. A quel punto grandi azionisti come Carl Icahn e alcuni fondi pensione fecero causa affinché la norma venisse abrogata. Nel contempo Microsoft aveva attaccato duramente il management di Yahoo, affermando che non stesse facendo l'interesse dei suoi azionisti come in teoria vorrebbe una poison pill. Nel 2009 un giudice del Delaware restrinse il campo di applicazione della pillola avvelenata, ma l'affare tra Microsoft e Yahoo non si concluse.