Il dollaro USA è tornato ad essere il re del mercato valutario. Nella seduta di oggi, il Dollar Index sale di 55 punti base a 107,55, al livello più alto degli ultimi due anni. Bisogna infatti risalire a novembre 2022, quando la Federal Reserve era nel pieno della sua campagna di rialzi dei tassi di interesse, per trovare una moneta statunitense così forte.
L'ultimo catalizzatore per il biglietto verde è stato l'escalation del conflitto Russia-Ucraina, con gli investitori raggelati dalle minacce del presidente russo Vladimir Putin di una guerra atomica. Dopo che gli Stati Uniti hanno autorizzato Kiev a lanciare missili di fabbricazione americana sul territorio nemico, il Cremlino ha risposto con un attacco per mezzo di un missile balistico intercontinentale.
È la prima volta che Mosca utilizza un'arma così potente, e si tratta di un elemento particolarmente preoccupante visto che questo tipo di missile può contenere testate nucleari. Di fronte a tensioni geopolitiche così marcate, gli investitori hanno preferito ricorrere al dollaro come bene rifugio.
Per la valuta a stelle e strisce si accumulano quindi i venti favorevoli.
La vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali USA ha dato il là al rally, sulle aspettative che l'attuazione dei dazi promessi in campagna elettorale finiranno per fare il gioco del dollaro. "La decisiva vittoria elettorale di Trump sta rafforzando le aspettative di un periodo più prolungato di eccezionalismo negli Stati Uniti, incoraggiando un dollaro ancora più sopravvalutato", ha detto Lee Hardman, analista valutario senior di MUFG.
A tutto ciò si aggiunge il fatto che la Fed probabilmente procederà a rilento nel tagliare i tassi di interesse, in quanto l'inflazione negli Stati Uniti è ancora insidiosa rispetto ad altre regioni come l'Europa, e l'economia americana non mostra segnali di cedimento.
Dollaro USA ed euro in direzioni opposte
Se il dollaro USA sorride, tutt'altro si può dire per l'euro. Il valore della moneta unica è precipitato al minimo da due anni: il cambio EUR/USD è scivolato oggi fino a 1,0335, avvalorando la tesi di chi ritiene che entro il prossimo anno si arriverà alla parità.
Le preoccupazioni per i dazi trumpiani, unitamente a un'economia dell'Eurozona che già ora non scoppia di salute, stanno istillando nella mente degli investitori la convinzione che la Banca centrale europea si prepari a un maxi-taglio del costo del denaro nella riunione di dicembre. I trader stanno scontando questo scenario con una probabilità di oltre il 50%, rispetto ad appena il 15% di un giorno fa.
Negli ultimi tre mesi, l'euro è stata la peggiore tra le valute del G10, anche perché le crisi politiche in Germania e Francia non trasmettono belle sensazioni sotto il profilo della stabilità del blocco. Da tutto questo ne è derivato che la fiducia degli investitori si è affievolita e nel mercato delle opzioni si stanno affollando le coperture contro la moneta unica. Il premio delle put infatti è schizzato al massimo degli ultimi cinque mesi.
Sull'euro grava "un'immensa pressione", ha detto Kristoffer Kjaer Lomholt, responsabile della ricerca FX presso Danske Bank. Ci sono "preoccupazioni diffuse per le prospettive cicliche dell'Eurozona e, per estensione, di allentamento della BCE", ha aggiunto.
A giudizio di Christian Mueller-Glissmann, responsabile della ricerca sull'asset allocation di Goldman Sachs, in questo momento la recrudescenza riguardo le ostilità tra Russia e Ucraina sta gettando un'ombra lunga sul Vecchio Continente, aggiungendo prospettive incerte sull'economia. Una serie di "fattori multipli attualmente pesano sull'Europa e questo ci ha resi piuttosto ribassisti su tutti gli asset".
Nel frattempo i prezzi del gas europeo si sono impennati, riportando alla memoria quanto successe due anni fa proprio dopo l'invasione dell'Ucraina. "I trader ricordano l'impennata dei prezzi del gas naturale nel 2022 e ciò che ha fatto alle valute europee", ha affermato Chris Turner, responsabile globale dei mercati di ING, secondo cui ora c'è "ansia per il potenziale impatto sulla bilancia commerciale dell'Eurozona e per il knock-on della valuta".