Il settore bancario europeo sembrava pronto per il decollo, ma dalla torre di controllo italiana è arrivato il contrordine, rispendendo indietro ogni legittima ambizione dei possessori di azioni italiane.
Il grafico dell’indice bancario europeo è molto chiaro. Dallo scoppio della crisi del 2008 il settore bancario europeo è stato incapace di uscire da un torpore che accomuna tutti gli istituti di credito del Vecchio Continente. Prima nella trappola di liquidità del tasso sottozero che comprimeva i margini di interesse, ora in quella degli extra profitti che proprio il rialzo dei tassi ha di nuovo resi floridi i bilanci bancari, ma sui quali la politica ha deciso di guardare con estremo interesse per fare cassa dopo anni di debito pubblico causato da Covid e caro energia.
La proposta del Governo italiano di tassare gli extraprofitti che le banche hanno guadagnato in seguito al repentino aumento dei tassi BCE, è qualcosa che ovviamente la Borsa non ha gradito. Non solo quella italiana, ma pure quelle europee che temono un effetto contagio su altre cancellerie europee alla ricerca di fondi per finanziare tagli alle tasse e spesa sociale.
L’annuncio italiano, poi seguito da correttivi che hanno dato un po' di sollievo ai bancari quotati in borsa, mette comunque sul tavolo una questione già emersa con il gas e l’elettricità.
Lo Stato non può permettere, con un’inflazione come quella che ancora l’Europa fronteggia nel 2023, di lasciare mano libera alle aziende più impattanti a livello economico nella definizione di prezzi che possono ancora più danneggiare un consumatore stremato e impedire all’inflazione di piegare la testa.
I mutui bancari sono la chiave di volta anche per una ripresa economica e, fino a quando la BCE non interromperà i rialzi dei tassi, lo Stato cerca di prelevare risorse aggiuntive per decreto da dirottare ad altre vie attraverso una sorta di contributo di solidarietà. Discutibile, ma questa è la realtà tra l’altro già discussa nel mondo americano, ad esempio, per gli extraprofitti delle compagnie petrolifere.
Il settore bancario, come vediamo dal grafico, dallo scoppio della pandemia in avanti ha trovato sempre più giovamento dal cambio di politica monetaria BCE che ha ampliato la forbice tra tassi attivi e passivi. La forbice è il margine di guadagno per una banca che raccoglie e presta denaro.
Questo cambio di scenario è stato colto da un mercato che ha saputo reagire bene al bear market del 2020 quando i ribassi superarono il 20%. Il rialzo in 3 anni ha superato il 100%.
Ma le resistenze mordono e dimostrano per l’ennesima volta che prima di prendere posizioni lunghe sul settore dei bancari europei è opportuno attendere conferme.
Investire nel settore bancario europeo
Lyxor Euro Stoxx Banks è un ETF che replica l’indice bancario europeo con poco più di 20 titoli e i primi 10 pesano per l’80% del portafoglio. Spagna e Italia assieme confermano la composizione di un indice generale molto finanziario con il 45% di peso geografico, seguito dalla Francia con il 20%.
iShares con il suo ETF Europe Stoxx 600 allarga la partecipazione anche al 28% di banche inglesi e al 10% di quelle svedesi in un contesto sempre negativo con multipli decisamente cheap. Il rapporto prezzo utili sotto a 9 e il prezzo / valore di libro ampiamente sotto l’unità mettono ovviamente i finanziari nella colonna dei titoli value.
Un settore, quello bancario, che stava cercando di lasciarsi alle spalle le tossine del tasso zero. La decisione del Governo italiano di tassare gli extraprofitti ha però rimesso in discussione le aspettative che si erano create. Tecnicamente servono conferme di prezzo che ancora non sono arrivate. Per i bancari la traversata nel deserto non è finita.