Un recente studio di JP Morgan ha evidenziato come nel mondo delle Mid Cap americane il 15% delle società non è profittevole. Un numero che sale al 41% per le Small Cap e che invece scende a un modesto 4% per le Large Cap. Notizia tutto sommato confortante per questo segmento di mercato. La stessa banca americana ha messo in parallelo le tre “size” nelle tre più grandi crisi finanziarie di questo inizio secolo.
La scaletta non si inverte, ma se le Small Cap oscillano tra il 41% e il 53% di società non profittevoli durante le crisi, le Mid Cap non vanno in tutte e tre le crisi oltre un terzo di società in perdita. Una maggiore solidità che si legge anche nella crescita degli utili degli ultimi due anni e che ci porta diretti a come utilizzare questa possibilità tramite strumenti passivi come gli ETF.
Mid Cap in ritardo, la "colpa" è delle Magnifiche Sette
Lo strumento ideale per replicare questa strategia è probabilmente SPDR S&P 400 US Mid Cap. Una corazzata da oltre 2 miliardi di dollari con replica totale e spese correnti dello 0,3% all'anno. Nel confronto con i due indici per eccellenza di Large Cap e Small Cap la gerarchia di cui sopra viene confermata.
La performance a 5 anni racconta infatti di un S&P 500 in rialzo del 110%. Le Mid Cap seguono con un +75%, mentre le Small Cap dopo un lustro realizzano poco meno della metà dei guadagni delle grandi capitalizzazioni. Il diavolo però sta nei dettagli. Se infatti utilizziamo S&P 500 come strumento di confronto ci rendiamo conto che il distacco non è assolutamente così ampio visto che negli ultimi 5 anni il progresso non va oltre l’80%.
Osservando i pesi settoriali dell’ETF di SPDR scopriamo che gli industriali rappresentano la componente maggiore con oltre il 20%, seguiti da finanziari (16%) e beni di consumo ciclici (15%). Praticamente assenti le utility.
Ampia la diversificazione visto che la prima società in portafoglio (Illumina) non va oltre lo 0,74% del portafoglio. Lato fondamentali il rapporto prezzo utili forward 12 mesi è di 17 mentre il rapporto prezzo valore di libro è di 2,5.
Esiste la possibilità di investire anche in Mid Cap europee attraverso iShares MSCI Europe Mid Caps. Nel confronto con iShares Core MSCI Europea ancora una volta a un lustro le medie capitalizzazioni sono in ritardo (+55% le large e +43% le mid), anche se nell’ultimo anno i risultati sono migliori per la componente meno capitalizzata del mercato.
Al momento quindi non possiamo emettere nessuna sentenza a favore di una strategia “size” che non sta generando evidentemente le performance attese. In realtà questa distorsione va soprattutto imputata allo strapotere delle Big Tech USA, società che hanno spinto gli indici a grande capitalizzazione Cap Weighted decisamente in alto grazie al loro peso, molto più degli indici Equal Weighted. Questo conferma che sono proprio le cosiddette sette sorelle ad aver fatto la differenza, non le Mid Cap a deludere.