A quanto pare (e un po' a sorpresa) il primo siluro Trump lo ha mandato proprio a big pharma, ovvero a quell’universo di multinazionali farmaceutiche che secondo il neo Presidente per troppo tempo non ha tutelato a sufficienza la salute degli americani con inganni e disinformazione.
Ma non sono state solo le dichiarazioni del tycoon ad affossare in Borsa le aziende del settore healthcare, ma anche la nomina dell’antagonista in campagna elettorale Robert F. Kennedy jr. alla carica di segretario della Salute e dei Servizi umani degli Stati Uniti (Hhs).
Il nuovo ministro della Salute sta già suscitando polemiche visto il suo aperto schieramento verso l’anima no vax e in particolare della teoria che i vaccini infantili possano essere una delle cause dell'autismo.
Vendite settore farmaceutico in Borsa: opportunità di ingresso?
La reazione in Borsa del settore farmaceutico non si è fatta attendere, soprattutto del settore legato alle biotecnologie che secondo alcuni analisti rischiano di subire tagli negli investimenti sanitari e nella ricerca. Gli ETF che replicano l’indice Nasdaq Biotech (Invesco e iShares) hanno subito una forte pressione in vendita fin dal giorno dell’elezione di Trump. Lo si vede molto chiaramente dal grafico.
Da luglio 2024 in avanti l’indice ha tentato a più riprese di forzare i massimi (che non sono quelli storici visto che risalgono ancora al 2021). Senza successo e la settimana post elezione si è chiusa con quella che gli analisti tecnici chiamano una figura di "bearish engulfing pattern" che ha riportato il Nasdaq Biotech a ridosso di supporti assolutamente cruciali per il proseguimento del bull market.
Se opportunità di ingresso o segnale forte di allerta lo capiremo presto. Il settore è reduce comunque da un’annata eccellente in doppia cifra percentuale di rialzo (25%) anche se il bilancio triennale rimane piuttosto gramo (+6%).
Farmaceutici in Borsa: i multipli non sono elevati
A differenza di altri settori e indici generalisti quello che doveva essere uno dei temi più volatili sia nel 2022, anno del calo generale di borse e bond, che nel 2023 l’ETF ha mostrato una certa anemia di performance. Al -5% del 2022 si è contrapposto un risultato flat nel 2023.
Il rialzo del 2024, pur dimagrito, non è comunque stato generato da multipli eccessivamente alti. Attualmente il rapporto prezzo utili è di 22 mentre un po' più surriscaldato è il rapporto tra prezzo e valore di libro a 3,7, valore comunque poco indicativo per questo settore.
Gilead, Vertex e Amgen sono i tre big del settore con quasi il 30% di peso sull’intero ETF di un settore che prometteva fino a ieri di ottenere grandi benefici di produttività dall’uso dell’intelligenza artificiale. Trump permettendo.