Il Sudamerica è la prima regione del mondo dove i tassi di interesse stanno cominciando a scendere. Non è un caso che le valute locali come quella brasiliana, peruviana, cilena e colombiana hanno perso terreno sulla prospettiva di una minore redditività degli investimenti obbligazionari. Ma anche la divisa messicana ha perso un po' dei lauti guadagni dei mesi scorsi dopo lo stop nell’aumento del costo del denaro da parte del Messico.
Indubbiamente Brasile e Cile sono le due realtà che hanno già cominciato a mettersi avanti con ripetuti tagli nel tentativo di sfruttare il beneficio di rendimenti reali particolarmente generosi grazie ad una efficace lotta contro l’inflazione. Il rilancio della crescita economica che negli ultimi mesi si stava ripiegando passa anche da qui.
La riduzione dei tassi di interesse è la prima mossa utile per offrire una sponda alla congiuntura economica e le Borse ovviamente apprezzano queste scelte delle banche centrali che migliorano le prospettive di utili societari.
Un ETF per un’esposizione al mondo emergente Latam
L’ETF che ho scelto oggi per verificare lo stato delle borse Latam, così si chiamano quei listini locati in centro e sud America, è quello a replica sintetica di Xtrackers, MSCI EM Latin America Swap ESG. L’ultima parola già ci permette di comprendere una particolarità di questo ETF nato nel 2007, ma poi convertitosi alla sostenibilità.
L'indice di riferimento è il MSCI Emerging Markets Latin America, ma in questo caso declinato nel MSCI Emerging Markets Latin America Low Carbon SRI Leaders che a sua volta replica i mercati azionari dei paesi emergenti dell'America Latina, comprendendo solo le società con emissioni di carbonio basse ed elevati rating ESG (ambientali, sociali e di governance).
Msci con il suo database ci permette anche di capire le differenze di rendimento tra i due indici a partire dal 2014 (dati al 31 ottobre 2023). Il +0,6% annuo del tradizionale Latam batte il -1,8% per anno della versione ESG.
Un ETF che dal lancio non ha dato grandissime soddisfazioni ai suoi investitori con un sostanziale pareggio in oltre 15 anni di storia. Un alternarsi di up and down che possiamo apprezzare anche a livello grafico e che, proprio dopo il crollo causa Covid, ha centrato in pieno il minimo del 2016 ripartendo e recuperando ormai oltre la metà di quella perdita. L’aspetto tecnico interessante è sicuramente il segnale rialzista del Macd mensile molto simile a quello visto nel 2016 e che potrebbe permettere all’ETF di ripuntare i suoi massimi di fine 2019 nei prossimi mesi.
Brasile e Messico fanno la parte del leone con il 51% e il 35% di peso seguiti dal Cile al 7%. Analoga ovviamente la ripartizione valutaria con una generosa esposizione verso real brasiliano e peso messicano.
Il settore finanziario occupa un terzo del paniere seguito da industriali e telecom al 16%. E delle telecom la messicana America Movil fa la parte del leone con il 13% a cui fa seguito la banca brasiliana ITAU con un peso del 11%.
Sicuramente interessanti le metriche fondamentali che fanno di questo ETF un classico value. Il rapporto prezzo utili è sotto a 10 e il rapporto tra dividendo e prezzo sfiora il 4%.
ETF che può essere interessante per chi vuole mantenere un’esposizione più generosa nel mondo emergente Latam poco rappresentato all’interno di un tradizionale MSCI Emerging Market a causa dello strapotere cinese e asiatico. La versione ESG non sembra offrire per il momento grandi vantaggi ma per gli amanti della sostenibilità è indubbiamente un plus. Interessante anche lo stile value dell’intero paniere di titoli che compone l’ETF solo teoricamente essendo a replica sintetica.