In ogni manuale di finanza viene spiegato che tra i tanti rischi di un investimento obbligazionario ne esiste uno specifico che si chiama rischio credito. Un rischio che in teoria dovrebbe ripagare l’investitore proprio per l’essersi assunto una maggiore esposizione verso emittenti più fragili e quindi a rischio fallimento societario soprattutto durante fasi di recessione economica. Scenario che appare improbabile per il classico free risk rappresentato invece dai titoli di stato.
Per quello che riguarda i titoli di stato europei questo cosiddetto free risk andrebbe limitato alla sola Germania visto che gli ETF contengono anche obbligazioni di Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. Ma se depuriamo il prodotto dal rischio duration possiamo considerare questo rischio emittente statale molto più limitato; così il confronto con analogo strumento a duration ridotta, ma operante nel mondo corporate investment grade, ci permette di capire se il rischio credito è stato effettivamente ripagato nell’ultima decade. E la risposta è sorprendente. Tra il 2014 e il 2021 no. Nel bilancio a 10 anni sì con extrarendimento molto modesto.
Rischio di credito: attenzione al rendimento dei titoli sovrani italiani
Ho selezionato due ETF che contengono titoli obbligazionari con scadenza massima 3 anni. iShares Eur Government Bond 1-3 anni e SPDR Eur Corporate Bond 0-3 anni. Il risultato è quello rappresentato nel grafico e ci dice che negli ultimi 10 anni investire in obbligazioni governative a breve scadenza ha reso appena il 2,8%. Investire in quello corporate europee il doppio. Ma sempre il grafico mostra una grandissima anomalia.
Fino al 2021 investire in titoli di stato è stato più redditizio delle obbligazioni corporate. E se pensiamo che in Italia la tassazione sulle cedole delle obbligazioni statali è praticamente la metà di quella applicata sui titoli corporate il gap sarebbe stato ancora più evidente.
Una delle ragioni di questo sbalorditivo risultato è certamente determinata dal fatto che per diverso tempo paesi come l’Italia che rappresenta un peso massimo dell’ETF ha offerto rendimenti superiori a quelli di molte emissioni corporate di società francesi, olandesi e tedesche. E infatti lo SPDR 0-3 anni vede la Francia come primo paese con il 16%, seguito dagli Stati Uniti con emissioni in euro che rappresentano il 16% del paniere e infine dall’Olanda con il 13%.
Il bilancio decennale grazie al recente spunto dei corporate bond vede effettivamente per questi ultimi rendimenti superiori rispetto ai tradizionali titoli di stato. Ma il premio per il rischio di appena 25 punti base (0,5% annuo il rendimento composto ottenuto da SPDR e 0,25% quello di iShares) è decisamente inferiore a quello che ogni investitore si attende quando decide di investire in titoli corporate. Vedremo se i prossimi anni faranno rientrare definitivamente questa anomalia.