Acquistare azioni ad alto dividendo è una classica strategia di chi pensa che così facendo recupererà prima del tempo l’investimento effettuato, magari ottenendo anche in cambio rendimenti maggiori.
Peccato che i mercati sono molto efficienti e se ci fossero opportunità di questo tipo gli arbitraggi scatterebbero immediatamente riducendo il vantaggio competitivo. Quindi alto rendimento promesso non significa alto rendimento effettivo, soprattutto quando aggiustato per il rischio.
Eppure gli ETF ad alto dividendo piacciono molto all’investitore medio e in questo articolo cerchiamo di capire se effettivamente hanno offerto un vantaggio ai suoi investitori.
L’analisi si basa su indicatori di rischio e performance di strumenti dove i dividendi vengono automaticamente reinvestiti, ma in realtà sarebbero da considerare anche le inefficienze fiscali e quelle legate al tempo di latenza del dividendo sul conto prima del reinvestimento.
ETF ad alto rendimento vs ETF tradizionali: un confronto
Ho così selezionato due ETF ad alto dividendo differenti per strategia, lo SPDR US Dividend Aristocrats e Vanguard Ftse All World High Dividend e li ho confrontati con due tradizionali ETF iShares S&P500 e iShares Msci World. La profondità storica degli ETF ci permette di andare indietro di 10 anni per capire come si sono comportati questi strumenti nella realtà.
Nella sfida tutta americana tra S&P500 e azioni aristocratiche vince, dal 2014 a oggi, uno degli indici tradizionali più celebri al mondo con un rendimento del 15,1% annuo e una volatilità del 19%. Gli aristocratici del dividendo con la stessa volatilità hanno realizzato un rendimento annuo del 11,5%.
Passando ad un’esposizione più globale il distacco si fa ancora più clamoroso. Un classico ETF che investe nelle azioni mondiali ha realizzato in questo arco temporale una performance annua composta dell'11,9% con volatilità del 16%. Il celebre ETF di Vanguard che investe in azioni ad alto dividendo, seppur con una volatilità leggermente inferiore del 14%, ha realizzato una performance annua del 8%. Si tratta di un 3,9% di rendimento annuo che ha lasciato per strada un investimento che, come detto all’inizio, è condito di diverse inefficienze, da quelle fiscali alla gestione della liquidità.
Investire in azioni ad alto dividendo non sembra quindi essere stata una buona idea, almeno nell’ultimo decennio. Certamente i flussi di cassa in ingresso sono superiori rispetto alle azioni tradizionali. Ad esempio, l’ETF di Vanguard nell’ultimo anno ha offerto il 3,3% di rendimento da dividendo nel 2023 rispetto al 1,4% di un ETF che investe in tutte le azioni mondiali. Ma questo vantaggio di “income” va sommato ad uno svantaggio di prezzo nel lungo periodo quando viene tirato un bilancio total return. Che le evidenze dimostrano non essere favorevole all’alto dividendo.