Si sente parlare molto spesso negli ultimi mesi di bolla sui titoli tecnologici e settore iperconcentrato che minerebbe alla base la stabilità dei mercati finanziari. Se la seconda parte del racconto ha un suo fondo di verità, come testimoniano i pesi percentuali di alcune grandi aziende tech (ma non solo) americane all’interno degli indici generalisti, certamente la stabilità dei mercati finanziari è un qualcosa che per il momento non è mai stata messa in discussione e difficilmente lo sarà per questo motivo come il passato insegna.
Tech: multipli e forza relativa, non è bolla
Il racconto sul quale invece le cose non stanno esattamente come si legge è quello della presunta bolla della tecnologia. Bolla non incorporata nei multipli, ma nemmeno nella forza relativa visto che da tre anni a questa parte c’è un settore che sta decisamente facendo meglio della tecnologia. E sto parlando dell’energia.
Confrontando due ETF di Xtrackers con indici sottostanti MSCI World Information Technology e MSCI World Energy scopriamo infatti che a distanza di tre anni gli energetici hanno “doppiato” la performance del tech. Il +95% rispetto al + 48% smonta quindi la tesi della bolla tech riportando l’energy su un sentiero di recupero che comunque ha ancora molto terreno davanti. Solo a distanza di 5 anni la differenza torna infatti importante con il +179% del tech contro il +73% dell’energy.
Nessuna bolla sul tech, ma un normale processo di consolidamento a favore di settori rimasti più indietro. Con masse amministrate che sfiorano i 900 milioni di euro Xtrackers MSCI World Energy prosegue nel suo percorso di recupero iniziato nel 2020 e, seppur ad un passo meno sostenuto, è fresco reduce da un nuovo massimo.
Strumento ad accumulazione, replica fisica a campionamento e con spese correnti dello 0,25% annuo, l’ETF è naturalmente concentrato sulle grandi società petrolifere pur avendo una composizione di oltre 50 società. Exxon rappresenta l’azione più “pesante” con il 17% di peso seguita da Chevron (10%), Shell e Total. L’italiana ENI non rientra tra le prime 10 ma fa anch’essa parte di un paniere che viene rivisto trimestralmente che tendenzialmente non cambia granché nel corso del tempo vista la presenza di queste società ad elevata capitalizzazione con posizioni dominanti sul mercato.
Greggio: la componente chiave per il settore energia
Naturalmente non ci si può esimere dall’analisi del prezzo del petrolio per comprendere le prospettive di utile di queste società. L’aspetto interessante è che l’ascesa delle azioni è avvenuta finora in un contesto di prezzo del greggio non particolarmente esaltante visto che, per l’ennesima volta da oltre un anno e mezzo a questa parte, il prezzo del WTI sta andando a testare i supporti di aree 75$ prima di rimbalzare verso 80$.
Una discesa sotto ai 70$ non sarebbe ovviamente positiva per il settore, ma viste le tensioni geopolitiche in corso questa appare un’ipotesi non semplice da supportare. Solo un sell off generalizzato causato dalla fuga dal rischio degli investitori su tutti i mercati potrebbe innescare violenti ritracciamenti di prezzo anche nel settore energy che però al momento continua a vantare molta salute.