Il mercato delle opzioni sta scontando un crollo dello yen al superamento della soglia di 152 per dollaro. Le call sullo
USD/JPY a quel livello che implicano un calo della valuta giapponese del 2% ora rappresentano il 18% del totale, rispetto a circa il 5% di marzo (dati della Depository Trust & Clearing Corporation). Finora tale resistenza era stata considerata come una linea di demarcazione importante, oltre la quale
il governo giapponese sarebbe intervenuto con massicci acquisti di yen per rafforzare la divisa.
Nei giorni scorsi illustri esponenti dell'esecutivo hanno preso posizione con minacce verbali per frenare gli intenti speculativi contro la moneta domestica. Solitamente, dopo una serie di avvertimenti, segue la discesa in campo concreta, come è accaduto a settembre e ottobre del 2022 allorché le autorità del Sol Levante misero in campo un piano di acquisti di yen per oltre 9.000 miliardi. Tuttavia, lo USD/JPY rimane in prossimità di quel livello, con i trader che ora puntano a 153 prima e 155 poi per assistere ad una mossa del governo.
Yen: la BoJ prova a essere meno accomodante
Gli investitori non credono che lo yen possa rafforzarsi quest'anno nei confronti del dollaro USA, anche se ci dovesse essere un intervento energico delle autorità. L'ultima volta la misura non ha sortito effetti a lungo termine e anche stavolta, in mancanza di una
modifica concreta della politica monetaria della Bank of Japan, probabilmente l'esito sarà lo stesso. Nella riunione di marzo la BoJ ha alzato i tassi di interesse per la prima volta dopo 17 anni abbandonando il territorio negativo che durava da 8 anni. Tuttavia, il messaggio che ha dato al mercato è che la politica monetaria rimarrà ancora accomodante e non si sa per quanto tempo.
La Federal Reserve invece potrebbe ancora continuare a tenere i tassi alti per un po', abbandonando l'idea di tagliare per tre volte quest'anno come aveva promesso. A sostenere la scelta di continuare una politica restrittiva, contribuirebbe la forza dell'economia americana e l'inflazione ancora lontana dall'obiettivo del 2%.
Ieri, il governatore della BoJ,
Kazuo Ueda, ha provato a mettere in discussione questo quadro generale, ventilando la possibilità di "ridurre il grado di allentamento monetario se la tendenza dei prezzi sottostante aumenta insieme alle prospettive della Banca". Nella relazione semestrale al parlamento, Ueda ha sottolineato come tutto dipenderà dai dati macroeconomici, mettendo in risalto il fatto che la BoJ sarà costretta a rallentare la sua politica restrittiva se l'economia nipponica verrà colpita da uno shock, mentre agirà più rapidamente nel caso in cui i
salari entreranno in un circolo virtuoso rafforzando l'inflazione. "I solidi aumenti salariali visti finora nei negoziati di quest'anno probabilmente aumenteranno il reddito e i consumi delle famiglie, offrendo una visione ottimistica sulle prospettive economiche del Giappone", ha affermato.
Il mercato tuttavia ha bisogno di prove concrete e non di proclami. Oggi, verranno pubblicati i dati sull'inflazione americana, che potranno mettere ancora di più sotto pressione lo yen e determinare la violazione della soglia di 152 ¥ se dalla lettura dovesse risultare una crescita dei prezzi superiore alle stime.