Forex: chi vince e chi perde nel 2022 e prospettive per il 2023 | Investire.biz

Forex: chi vince e chi perde nel 2022 e prospettive per il 2023

13 dic 2022 - 12:41

13 dic 2022 - 12:43

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Vediamo quali sono state le valute migliori e peggiori del 2022 e le prospettive per il prossimo anno

 

L'anno che si avvia alla conclusione si porta dietro di sé molte situazioni che probabilmente avranno riverberi per molti anni. Ad esempio, la guerra Russia-Ucraina ha cambiato in maniera irreversibile i rapporti tra la Russia e l'Europa sotto il profilo energetico e non solo. Il conflitto è stato solo uno degli shock che hanno colpito l'economia e messo in crisi il sistema finanziario.

Il rialzo dei tassi delle Banche centrali, il riemergere del Covid-19 in Cina accompagnato dalle politiche di chiusure delle autorità di Pechino, la tempesta finanziaria sui Gilt britannici, le strozzature delle supply chain e le tensioni tra USA e Cina rappresentano altri accadimenti particolarmente importanti che hanno inciso in maniera cruciale su quanto accaduto nei mercati.

Il Forex ovviamente ha risentito di tutti questi venti contrari determinando alla fine vincitori e vinti. Passiamo quindi in rassegna quali sono le monete che hanno trionfato in questo 2022 e quelle che invece hanno sofferto di più e vediamo cosa dovremmo attenderci per il prossimo anno.

 

 

Dollaro USA


Il grande vincitore dal terremoto che ha agitato i mercati valutari quest'anno è stato senza dubbio il dollaro USA. Il biglietto verde ha tratto grande giovamento dall'aumento dei tassi di interesse della Federal Reserve, che si è mossa prima e con maggiore convinzione rispetto alle altre Banche centrali per combattere l'inflazione più alta degli ultimi 40 anni. 

Il divario dei rendimenti rispetto alle altre valute ha attirato gli investitori verso la moneta statunitense, che ha macinato record almeno nei primi dieci mesi dell'anno, con il Dollar Index che ha guadagnato quasi il 17%. La straordinaria forza del dollaro è derivata anche dalla sua funzione storica di bene rifugio, in un contesto in cui l'incertezza economica e finanziaria è stata elevatissima.

A partire da novembre, il dollaro si è eclissato cedendo circa il 6% sulle altre valute del paniere del Dollar Index, in modo particolare a seguito dei dati sull'inflazione americana di ottobre che, nel segnalare un rallentamento del carovita, ha spinto gli operatori a puntare su un allentamento della morsa sui tassi da parte della Fed. Per il 2023, diversi osservatori ritengono che ormai il biglietto verde abbia esaurito la benzina e che quindi sia arrivato il momento di prepararsi ad una discesa. Tuttavia, vi è ancora un gruppo nutrito di operatori di mercato che pensa a un picco non ancora raggiunto e che la permanenza a livelli alti dell'inflazione e dei tassi d'interesse comporterà ancora acquisti di dollari americani.

 

Euro

 

L'euro è stata una delle vittime sacrificali del 2022: le vendite sulla moneta unica l'hanno spinta al di sotto della parità con il dollaro dopo 20 anni. A condizionare la divisa non è stata solo la forza del biglietto verde, ma anche la violenta crisi energetica che ha travolto l'Europa. Strettamente dipendente dalla Russia nella fornitura di commodity energetiche, il Vecchio Continente si è visto costretto a ricorrere a costosi approvvigionamenti alternativi, razionamenti e impegni finanziari per far fronte al caro bollette. Tutto ciò ha preparato le condizioni per l'arrivo di una pesante recessione in Europa, in modo particolare dopo che la Banca Centrale Europea ha alzato i tassi d'interesse per la prima volta da oltre un decennio. 

Cosa aspettarsi con il nuovo anno? L'euro si è riportato sopra la parità, ma più per il rifiatare del dollaro che per forza propria. Secondo alcuni analisti, il recupero almeno parziale del divario di rendimenti dell'euro rispetto al dollaro potrebbe favorire la moneta unica. Altri ritengono, invece, che la perdurante guerra in Ucraina, l'irrisolta crisi energetica e la contrazione dell'economia eserciteranno ancora pressioni sulla divisa del blocco dei 27.

 

 

Sterlina britannica

 

Il 2022 per la sterlina britannica è stato a dir poco tormentato. Il dramma si è consumato a settembre, quando in Gran Bretagna è scoppiato il putiferio dei Gilt a seguito del piano di tagli fiscali proposto dall'ex-Cancelliere Kwasi Kwarteng. La valuta di Sua Maestà è sprofondata al minimo storico di 1,03 rispetto al dollaro USA. Gli scossono sui mercati hanno portato alle dimissioni del Premier Liz Truss, che da poche settimane aveva sostituito il dimissionario Boris Johnson. L'arrivo di Rishi Sunak al vertice di Downing Street e l'attuazione di una politica fiscale più sobria hanno risollevato la sterlina, che ha fatto uno scatto notevole sul dollaro portandosi a 1,23.

Il 2023 non sarà un anno facile nemmeno per la moneta britannica, anzi. I fondi pensione, rei di aver innescato il sisma sui mercati obbligazionari a settembre, non hanno del tutto sistemato la loro situazione interna e alcuni focolai potrebbero riemergere mettendo nuovamente in crisi la sterlina. La gran parte degli economisti vede poi una recessione in Gran Bretagna e la Bank of England si è già esposta sui tassi aumentandoli sistematicamente dallo scorso anno per frenare l'inflazione. La sensazione però è che difficilmente si vedranno i minimi di alcuni mesi fa, con il peggio che forse sembra essere alle spalle.

 

 

Yen

 

Per trovare uno yen così venduto come quest'anno bisogna fare un salto indietro nel tempo di oltre 30 anni. A ottobre l'USD/JPY ha lambito quota 152, in un periodo in cui i trader vendevano a mani basse la valuta giapponese costringendo il Governo a intervenire direttamente sul mercato dei cambi per la prima volta dal 1998. Tuttavia, l'intervento non ha sortito effetti duraturi perché il mercato scontava la divergenza di politica monetaria adottata dalla Bank of Japan rispetto alla Federal Reserve. L'istituto monetario giapponese è e rimane l'unica Banca centrale importante a tenere i tassi negativi, senza alcuna volontà di alzarli. Anche e soprattutto perché, per ora, l'inflazione in Giappone non rappresenta una minaccia. 

Dal picco dell’USD/JPY, lo yen però si è ripreso, forte del ritracciamento del dollaro, e ora il cross viaggia intorno a 136. Gli operatori sono in buona parte convinti che presto o tardi la BoJ restringerà la sua politica monetaria ancora largamente accomodante, sebbene alcuni flash negativi legati alla crescita indurrebbero a mantenere lo status quo almeno per buona parte del 2023.

 

 

Franco svizzero
 

Il franco svizzero è sempre stata una moneta controversa e, nell'anno più movimentato dalla grande crisi del 2008, non poteva non mettersi in evidenza. La valuta è da sempre bene rifugio per eccellenza, quindi insieme al dollaro USA è stato il grande trionfatore del 2022. La Swiss National Bank ha alzato i tassi di riferimento due volte quest'anno: la prima a giugno di 50 punti base e poi a settembre di altri 75 punti base, portando il costo del denaro in territorio positivo per la prima volta dal 2011. Questo ha aiutato a rafforzare il franco, con l'EUR/CHF finito sotto la parità come non accadeva dal gennaio 2015, quando l'istituto centrale squassò i mercati valutari rimuovendo a sorpresa il peg sul cambio. 
 
Fare pronostici sul franco svizzero è sempre un'impresa ardua, perché l'attività della Banca centrale svizzera è sempre stata caratterizzata da una certa dose di imprevedibilità, quindi anche per il 2023 le scommesse nascondono una certa componente di azzardo. Fondamentalmente, un franco troppo forte non è molto accettato in Svizzera, in quanto tende a danneggiare l'export, vessillo delle imprese del Paese. Tuttavia, anche lì vi è un problema inflazione, che l'istituto centrale sta cercando di affrontare con ogni mezzo e le strette di quest'anno sono un assaggio di quanto potrebbe ancora accadere.
 
 


Yuan 
 

Lo straordinario rally dello yuan cinese partito a maggio del 2020 è terminato a marzo di quest'anno. In quel periodo l’USD/CNY è passato da un massimo di 7,18 a un minimo di 6,30. Da quel momento però è stata tutta un'altra storia, con il cambio che ha recuperato tutte le perdite portandosi il mese scorso a ridosso di 7,33. In primavera è riesploso il Covid-19 in Cina e il Governo di Pechino ha deciso di chiudere il Paese come ai tempi dei duri lockdown del 2020. Questo ha bloccato le attività produttive cinesi e il Dragone ha rallentato la crescita. Giocoforza la moneta ne ha risentito, perdendo rapidamente quota. 
 
Dopo le proteste di piazza, sembra che le autorità cinesi siano intenzionate a non attuare più certe misure estremamente limitative. Da questo verosimilmente dipende il rilancio dell'economia e quindi lo yuan potrebbe avere spazio per crescere nel 2023. Bisogna però valutare il peso degli stimoli monetari da parte della People's Bank of China, che saranno sempre presenti soprattutto nel moribondo settore immobiliare e che tendono a indebolire la moneta domestica.

 

 

 

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