Materie prime: Citi scommette su petrolio e oro | Investire.biz

Materie prime: Citi scommette su petrolio e oro

20 feb 2024 - 11:00

20 feb 2024 - 11:01

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Le stime di Citi su petrolio e oro sono improntate all’ottimismo: il petrolio è visto a 100$ mentre l'oro a 3.000. Vediamo quali sono le motivazioni

Da alcuni giorni i prezzi del petrolio e dell'oro si mantengono stabili. Il Brent viaggia intorno agli 83 dollari al barile in attesa di sviluppi dal fronte geopolitico: nelle ultime sedute sono cresciuti i timori che un taglio delle forniture a seguito dell'intensificarsi degli scontri in Medio Oriente e del conflitto in Ucraina, possa far risalire le quotazioni del greggio.
 
Per quanto riguarda l'oro, il prezzo si è stabilizzato poco sopra i 2.000 dollari l'oncia. Gli investitori vogliono capire come sarà l'andamento dell'economia globale dai prossimi dati macroeconomici, prima di rifugiarsi nel metallo giallo come protezione da un contesto generale depresso. Inoltre, sarà importante capire se le Banche centrali inizieranno presto a tagliare i tassi di interessi. Eventualità, questa, che potrebbe attirare gli acquisti di oro in quanto, essendo il prezioso un asset non redditizio, potrebbe diminuire il costo opportunità della sua detenzione.
 
Citigroup vede il petrolio a 100 dollari e l'oro a 3.000 dollari nei prossimi 12-18 mesi, vediamo nel dettaglio perché.
 
 

Stime Petrolio: rischi geopolitici in primo piano

Un rapporto di Citi prevede una risalita delle quotazioni del petrolio in tripla cifra a causa "dei rischi geopolitici più elevati, dei tagli più profondi dell'OPEC+ e delle interruzioni dell'offerta da parte dei più grandi produttori di greggio". Secondo la banca americana, gli attacchi degli Houthi dello Yemen nel Mar Rosso alle petroliere hanno impattato sulla produzione e sull'esportazione dell'oro nero. In particolare, l'export dall'Iran, che sostiene gli Houthi, ne ha risentito e potrebbe coinvolgere anche altri importanti fornitori dell'OPEC+ se il conflitto dovesse esacerbarsi, ha scritto Citi nel report. Alcune indicazioni negative in tal senso provengono dal confine tra Israele e Libano, dove le tensioni sono aumentate e fanno presagire un allargamento degli scontri.
 
Citi ritiene che Paesi come Iran, Iraq, Libia, Nigeria e Venezuela siano particolarmente vulnerabili alle interruzioni delle forniture. Poi c'è la questione della guerra in Ucraina. Se il Paese guidato da Volodymyr Zelensky dovesse aggredire le raffinerie russe con i droni, le forniture di petrolio russo potrebbero interrompersi, sostiene Citi.
 
 

Stime Oro: 3 fattori che potrebbero spingere il prezzo a 3.000 dollari

Citi ritiene che l'oro possa guadagnare il 50% portandosi a circa 3.000 dollari. Tale livello sarà raggiunto per tre fattori scatenanti (o solo uno di essi): l'aumento degli acquisti da parte delle Banche centrali, la stagflazione e una recessione globale.
 
Riguardo il primo, Citi osserva come "il percorso più probabile verso l'oro a 3.000 dollari l'oncia è una rapida accelerazione di una tendenza esistente ma in lento movimento: la de-dollarizzazione delle Banche centrali dei mercati emergenti che a sua volta porta a una crisi di fiducia nel dollaro USA. Questo potrebbe raddoppiare gli acquisti di oro da parte delle autorità monetarie", Negli ultimi anni, le Banche centrali sono state molto attive nel mercato dell'oro, "accelerando gli acquisti a livelli record" nell'ambito della diversificazione delle proprie riserve e per ridurre il rischio di credito, ha sottolineato Citi. In particolare, in prima linea vi sono le Banche centrali cinesi e russe, mentre quelle di India, Turchia e Brasile stanno incrementando le scorte.
 
Quanto alla stagflazione, ovvero alla contemporanea presenza di elevata inflazione e scarsa o nulla crescita, per la banca USA c'è una probabilità molto bassa che ciò avvenga. Tuttavia, qualora dovesse manifestarsi, ci sarebbe una corsa a comprare oro nella veste di bene rifugio sia nei confronti dell'inflazione in quanto il prezioso manterrebbe il suo valore intrinseco anche con prezzi più elevati, sia verso un'economia depressa grazie alla sua funzione di riserva di valore.
 
Il terzo fattore, ossia l'arrivo di una recessione globale, renderebbe l'oro più attrattivo non solo per la sua utilità di porto sicuro, ma anche perché le Banche centrali sarebbero spronate a tagliare rapidamente i tassi di interesse, rendendo il metallo giallo più conveniente. 

 

 

 

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