Il settore delle commodity mostra segnali di reazione, soprattutto trascinato da un prezzo del petrolio tornato a vedere quota 80 dollari al barile. Per ora, il 2023 sì rivelato un anno di correzione dopo la sbornia inflazionistica del 2022, ma non per tutte le materie prime. Preziosi come oro da inizio anno sono in guadagno. Il rame e il petrolio sono invariati. Agricole in perdita.
Gli effetti di queste variazioni nei valori delle commodity non sono stati uniformi per la diversa composizione degli indici. Il mondo delle materie prime è sicuramente uno di quelli dove l’indice ha la sua rilevanza, molto più di quello che succede ad esempio sull’azionario globale dove la differenza tra indici MSCI e FTSE è poco incidente sul risultato finale espresso dalla performance.
Gli indici di commodities hanno infatti composizioni variegate che vanno dall’ex CRB Index ben pesato sul settore energy, al più diversificato Bloomberg Commodity Index.
Commodity: potrebbe essere il momento di entrare
Tipologia di indice, costi, ma anche storia temporale sono i pre requisiti necessari per scegliere l’ETF giusto che investe in una delle asset class più capaci di assecondare l’inflazione medio e breve periodo. Nel lungo periodo rimane il mercato azionario l’asset più indicata per proteggersi dal rischio di perdita del potere d’acquisto.
GLI ETF che investono in commodity sono dei total return swap, ovvero strumenti che investono esclusivamente in strumenti derivati che replicano l’indice delle materie prime. ETF quindi a replica sintetica con il rischio di controparte solitamente smussato, se non addirittura eliminato attraverso l’utilizzo di titoli collaterali a garanzia.
Fatta questa sempre doverosa premessa che pone gli ETF in commodity tra i più volatili in circolazione oltre che difficili per i profani da comprendere a causa delle diverse politiche di rolling dei contratti futures che ogni gestore adotta sul proprio ETF, il grafico dell’indice Bloomberg Commodity Index in euro fotografa molto bene l’attuale situazione del paniere di materie prime acquistabile con ETF come quello commercializzato da Invesco, uno dei più capitalizzati in Europa (Invesco Bloomberg Commodity ETF).
Iniziata nel 2020, la tendenza crescente dei prezzi si è interrotta a metà 2022 con una correzione che ha riportato, anche grazie alla debolezza del dollaro, i prezzi a ridosso del 50% di ritracciamento di tutto il movimento rialzista. Ricoperta la metà del movimento, c’è quindi stata una reazione molto interessante che nei prossimi giorni potrebbe segnalare la definitiva ripartenza dei prezzi delle materie prime e attenzione, anche di quell’inflazione che sta tenendo vigili le banche centrali.
A quel punto potremmo assistere ad una situazione sui mercati di lettera sia sul mercato obbligazionario a causa del rialzo delle aspettative di inflazione, che sull’azionario preoccupato dall’erosione degli utili e dallo spostamento in avanti dell’avvio di una politica di easing da parte di FED e BCE. E le commodity in versione decorrelante.
Per chi fosse uscito completamente dalle materie prime, le prime ricoperture con ETF possono cominciare ad avere un senso sembra avendo bene presente la componente speculativa di una asset class priva di fondi di reddito stabili come cedole e dividendi.