Il prezzo dell'oro è salito del 7% in poco più di una settimana, raggiungendo nuovi massimi storici e lasciando gli operatori in difficoltà nel spiegare quella che è stata una delle più curiose ascese del metallo prezioso.
Il sostenuto movimento dei prezzi ha portato l’oro al di sopra del precedente massimo raggiunto a dicembre, fino a raggiungere quasi 2.195 dollari l’oncia venerdì. Alcuni analisti hanno attribuito il movimento del metallo alle crescenti aspettative di tagli dei tassi d'interesse da parte della Fed, che renderebbero l’oro relativamente più attraente rispetto all’obbligazionario.
Secondo altri analisti, però, nessuno dei fattori che hanno guidato la corsa dell'oro negli ultimi 16 mesi è il probabile catalizzatore di questo recente rally, si legge sul Financial Times. Tra questi, i livelli record di acquisti da parte delle Banche centrali, le famiglie cinesi alla ricerca di rifugi sicuri per il loro denaro o le guerre in Ucraina e in Medio Oriente.
L'attuale rally ha preso il via quando i dati sul settore manifatturiero USA all'inizio del mese hanno mostrato una contrazione maggiore del previsto, rafforzando la convinzione degli investitori che la Fed potrebbe iniziare a tagliare il costo del denaro a giugno.
Inoltre, venerdì i dati sulla crescita dei posti di lavoro negli USA per dicembre e gennaio sono stati fortemente rivisti al ribasso, aggiungendo ulteriore fiducia alle aspettative degli investitori di un taglio dei tassi nella prima metà dell'anno. Tuttavia, secondo gli analisti, l'entità dei movimenti dei rendimenti dei Treasury USA e del dollaro non sembra giustificare del tutto la corsa dell'oro.
Bernard Dahdah, analista senior di materie prime presso Natixis, ha affermato che i recenti modesti movimenti del dollaro USA e dei rendimenti obbligazionari e i continui deflussi dagli ETF hanno reso difficile attribuire il rally dell'oro alle mutate aspettative di tagli dei tassi della Fed.
Dahdah non ha potuto nemmeno attribuirlo alla rinnovata domanda degli investitori cinesi al dettaglio, perché il premio per l'oro in Cina rispetto a Londra si è ridotto, né al rinnovato acquisto da parte delle Banche centrali, poiché le istituzioni ufficiali tendono a comprare lentamente e a non farsi notare.
Alcuni esperti ritengono che il rally sia un sintomo del fatto che gli investitori si sono fatti prendere la mano dalle scommesse sul taglio dei tassi. "Non è scontato che la Fed tagli i tassi", ha infatti dichiarato Carsten Menke di Julius Baer. In questo contesto, vediamo il quadro grafico e come operare secondo l’analisi tecnica.
Materie prime, oro: analisi tecnica e strategie operative
Il quadro tecnico dell’oro è evidentemente impostato al rialzo nel breve periodo, in particolare dai minimi segnati a metà febbraio in area 1.997 dollari l’oncia. Nelle ultime sedute di contrattazioni i prezzi del metallo prezioso hanno rapidamente raggiunto area 2.200 dollari l’oncia, registrando un nuovo massimo storico. La tendenza farebbe privilegiare un’operatività di stampo long, ma in caso di ritracciamento delle quotazioni.
Guardando la stagionalità - analizzata con la piattaforma Forecaster - gli archi temporali selezionati vedono un potenziale minimo intorno al 20 marzo, dopo il quale si potrebbe assistere a una ripartenza dei corsi idealmente fino a metà aprile.
In caso di ritracciamento quindi, segnali di forza potrebbero essere sfruttati in prossimità di due livelli orizzontali: il primo, più vicino, è quello a 2.170 dollari, mentre il secondo è quello a 2.117 dollari, lasciato in eredità dai top del 28 dicembre scorso.
Posizioni in acquisto da entrambi i livelli potrebbero avere come obiettivo di profitto l’area di massimi a 2.200 dollari l’oncia. La struttura tecnica fornirebbe segnali a favore dei venditori nel breve termine con la violazione dei 2.100 dollari, mossa che potrebbe trasportare i corsi al test dapprima di area 2.080 dollari e successivamente a 2.000 dollari l’oncia.