Secondo l’ultimo report dell’International Energy Agency, la domanda di petrolio è destinata a scendere nei prossimi anni, fino a raggiungere il picco entro il 2030. Il fabbisogno di combustibili fossili è stimato arrivare al suo massimo nel 2028, con 81,6 milioni di barili al giorno. Fatih Birol, Direttore Esecutivo dell’IEA, ha evidenziato che questo processo è dovuto “al progresso dei veicoli elettrici, all’efficienza energetica e altre tecnologie”. Toril Bosoni, responsabile della divisione industria petrolifera e mercati dell'associazione, ha sottolineato alla CNBC che la crisi energetica successiva al conflitto tra Russia e Ucraina ha “davvero accelerato” il processo di abbandono dei combustibili fossili.
In ogni caso, la richiesta dovrebbe continuare a crescere fino al 2028 raggiungendo i 105,7 milioni di barili al giorno, in tal caso grazie al supporto del settore aereo e petrolchimico. La crescita dovrebbe diminuire gradualmente da 2,4 milioni di barili nel 2023 a 400mila barili nel 2028. Tra il 2024 e il 2028, anche la domanda cinese è attesa in flessione, nello specifico di 290mila barili al giorno in media. Già nel 2024, i consumi sono attesi in salita della metà del tasso registrato nei due anni precedenti. Il prossimo anno vedrà comunque le scorte scendere anche con una contrazione della domanda di 860mila barili/giorno.
Petrolio: le attese sull’offerta
L’International Energy Agency prevede che in futuro i Paesi esterni all’OPEC+ domineranno i piani di espansione della capacità a medio termine. L’offerta globale dovrebbe crescere di 5,9 milioni di barili al giorno, raggiungendo entro il 2028 i 111 milioni di barili al giorno. La capacità inutilizzata è stimata in 4,1 milioni di barili al giorno. Il report mette in luce anche la ripresa della spesa upstream, che nel 2023 dovrebbe segnare un +11% a 528 miliardi di dollari, massimi dal 2015.
Petrolio WTI: analisi tecnica e livelli da monitorare nel medio periodo
Le quotazioni del petrolio WTI si trovano da diverso tempo all’interno di una fase laterale che va da 68 a 75 dollari. La situazione di incertezza è evidenziata ancora meglio dal grafico settimanale, da dove si nota che da oltre un mese i prezzi veleggiano all’interno della barra della prima ottava di maggio 2023. Per assistere ad un movimento rialzista più deciso, i compratori dovrebbero riuscire a portarsi oltre i 75 dollari.
Se ciò avvenisse si aprirebbero scenari per un’accelerazione verso la soglia psicologica degli 80 dollari, dove passa la linea di tendenza ottenuta collegando i minimi di dicembre 2022 a quelli di gennaio 2023. Un’indicazione di forza più importante si avrebbe invece con l’accelerazione oltre il livello orizzontale a 82,36 dollari, espresso dai top della terza settimana di novembre 2022.
Al contrario, un segnale di debolezza si avrebbe con la flessione sotto i 68 dollari. In tale eventualità, la materia prima avrebbe la possibilità di spingersi verso i minimi annuali in zona 64 dollari, per poi passare all’intorno supportivo compreso tra i 62,50 e i 60 dollari.