Il petrolio è in discesa in questi giorni. Il prezzo del
Brent viaggia nei pressi di 90 dollari al barile, mentre il
West Texas Intermediate è scambiato intorno a 88 dollari. Lo spauracchio agitato da molti di vedere presto prezzi a 100 dollari si allontana.
È possibile che in questo momento il rally di circa il 30% del greggio nell'ultimo trimestre si stia prendendo una pausa; tuttavia, è probabile che gli investitori stiano metabolizzando il mantra di "tassi alti, per parecchio tempo" emerso dalla riunione della
Federal Reserve del mese scorso. Questo significa che
immagazzinare e spedire la materia prima risulta più costoso. Contestualmente, il
rafforzamento del dollaro derivante anche da tassi Fed elevati comporta una spesa maggiore per gli importatori non americani, e
questo potrebbe incidere sulla domanda.
"Il movimento al ribasso del petrolio ha ben poco a che fare con i fondamentali ed è stato innescato dall'aumento dei rendimenti dei Treasury e dal rafforzamento del dollaro USA", ha affermato Warren Patterson, responsabile della strategia sulle materie prime di ING Groep NV.
Prezzi Petrolio: ecco cosa aspettarsi
Nonostante il naturale calo della domanda dovuto ai prezzi troppo elevati,
il mercato petrolifero si conferma in deficit di offerta. I Paesi produttori ed esportatori di oro nero che fanno parte dell'
OPEC+ hanno stabilito questa estate un
taglio dell'output di 1,3 milioni di barili giornalieri fino alla fine dell'anno, il che ha contribuito a portare le quotazioni a ridosso dei 100 dollari qualche settimana fa. Nel contempo, le scorte nel principale hub statunitense, quello di
Cushing, in Oklahoma, sono precipitate la scorsa settimana, esacerbando lo squilibrio di mercato.
La produzione negli Stati Uniti di scisto però è aumentata. Mentre in Iraq, un oleodotto chiave che parte dal nord del Paese e arriva al Mediterraneo potrebbe riprendere a funzionare questa settimana dopo una sospensione. I trader sul petrolio stanno anche attendendo la riunione online che si terrà questo mercoledì da parte dell'OPEC+, sebbene non siano attesi grandi variazioni rispetto a quanto deciso nell'ultimo meeting.
La grande incognita però è rappresentata dalla Cina, che rimane il più grande acquirente di petrolio del mondo. Alla base del taglio dell'offerta del cartello c'è stata la preoccupazione che il rallentamento dell'economia cinese potesse frenare la domanda complessiva e spingere i prezzi al ribasso, al di sotto del livello per cui i produttori hanno un margine soddisfacente. Il Dragone ha finora deluso le aspettative di rinascita dopo le grandi chiusure del 2022 a causa del Covid-19 e i dati macroeconomici continuano a mostrare un'economia claudicante. Il consumo di petrolio nel Paese però rimane sempre elevato e le aspettative sono che difficilmente possa diminuire per un po' di anni, almeno fino a quando non sarà completata la transizione energetica in atto.
Quindi, dove potrà arrivare il prezzo del greggio nelle prossime settimane? Gli opinionisti non esprimono parere unanime. A giudizio di Patterson, "il petrolio ha ancora un po' di spazio per salire". Di parere opposto sono gli strategist di Citigroup, secondo cui il Brent scenderà al minimo di 70 dollari al barile nel 2024. "La domanda sembra limitata e c'è più petrolio che entra nel mercato da fornitori non OPEC+", hanno scritto in una nota.