Rame: per Citi a breve prezzi a 10.000 dollari, ecco perché | Investire.biz

Rame: per Citi a breve prezzi a 10.000 dollari, ecco perché

08 lug 2024 - 07:00

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Citi ritiene che l'aumento della domanda dalla Cina nel breve termine porterà i prezzi del rame nuovamente a 10.000 dollari. Ma ecco perché il rally potrebbe andare oltre

Nel mercato delle materie prime di Londra, le quotazioni del rame hanno registrato una serie di sette sessioni consecutive al rialzo portandosi a ridosso dei 10.000 dollari la tonnellata. Una soglia, questa, che secondo gli analisti di Citigroup i prezzi del rame vedranno molto presto.
 
La grande banca americana prevede una crescita della domanda di rame in quanto la Cina "adotterà ulteriori misure economiche per sostenere il mercato immobiliare nazionale e gli investimenti nella rete elettrica per potenziare le energie rinnovabili a partire da metà luglio, quando si svolgerà il Terzo Plenum". Nel corso del Plenum, la sessione plenaria del Comitato permanente del Partito Comunista cinese, per tre giorni si terranno discussioni politiche attorno ad alcuni temi quali la crescita, lo sviluppo e le riforme.
 
Il rame è un metallo molto utilizzato a livello industriale, quindi le quotazioni traggono forza quando l'economia gira in maniera positiva e gli investimenti aumentano. Dall'inizio dell'anno, il prezzo del metallo rosso è cresciuto di circa 16 punti percentuali, anche se nella seconda metà di maggio è partita una correzione durata poco più di mese dovuta, secondo Citi, al calo dell'attività manifatturiera in tutto il mondo. Tuttavia, la banca considera tale flessione assolutamente temporanea e sottolinea come nei primi sei mesi del 2024 ci sia stata una crescita del 4% della domanda regolare rispetto all'anno precedente.
 
Per il futuro Citi ritiene che la contrazione dei consumi al di fuori della Cina sarà compensata dalla crescita degli stessi nella seconda potenza economica mondiale, grazie al focus di Pechino sulle iniziative nel campo dei veicoli elettrici e dell'energia rinnovabile.
 
 

Rame: nuovo rally in vista?

Il rame è stato un argomento centrale durante questa primavera, quando il gigante australiano del settore BHP ha tentato di acquisire il rivale britannico più piccolo Anglo American. Le nozze non si sono consumate perché l'offerta è stata rifiutata più volte (Anglo American respinge le ultime proposte di BHP, fine dei giochi?), ma tutta la questione ha messo in luce un problema che forse fino ad allora era stato almeno in parte trascurato, ossia l'eccesso di domanda di rame rispetto all'offerta.
 
I grandi gruppi minerari preferiscono consolidarsi piuttosto che investire in nuovi progetti di estrazione costosi e difficili. Questo significa che l'output sarà destinato a essere insufficiente, in quanto le aggregazioni non aumentano l'offerta globale, semmai la spostano da più fornitori a un unico più grande. La situazione si è esacerbata quando verso la fine dello scorso anno è stato chiuso il più grande giacimento dell'America Latina, a Panama, di fronte a pressioni ambientali.
 
Nel frattempo la richiesta è in costante crescita e, secondo gli esperti del settore, se il prezzo del rame non arriva almeno a 12.000 dollari la tonnellata, difficilmente la domanda si autodistrugge. Al tirar delle somme, le previsioni di Citi di 10.000 dollari per il rame non sono nemmeno così ambiziose. È più facile aspettarsi uno sfondamento di slancio per un nuovo rally.
 
 
 
 

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