Quello sulle Terre Rare è uno degli argomenti più dibattuti e controversi di quest'ultimo periodo. I Paesi occidentali stanno cercando di esplorare le zone in cui poterle estrarre, in modo da diminuire la dipendenza dalla Cina che oggi domina la catena di approvvigionamento.
Le Terre Rare sono minerali che si trovano nel sottosuolo, molto difficili da minare in quanto devono essere ricavati da rocce e argilla. Tra l'altro, avendo caratteristiche simili, per utilizzarli a scopi industriali devono essere sottoposti a un processo di raffinazione nel quale c'è una separazione e purificazione individuale complessa. Senza contare il fatto che alcuni dei minerali insiti nelle Terre Rare contengono elementi radioattivi, per cui si pone il problema di smaltire le scorie da parte degli impianti di trattamento.
Per estrarre e lavorare le Terre Rare, le aziende adoperano tecnologie di lavorazione all'avanguardia in modo da massimizzare i benefici riducendo quanto più possibile i costi. Al riguardo, negli ultimi anni sono stati effettuati corposi investimenti nell'attività di ricerca e sviluppo, sfruttando anche l'intelligenza artificiale per mappare le aree in cui potrebbero trovarsi i minerali.
Terre Rare: ecco dove sono le maggiori riserve
I fatti recenti di cronaca mettono due Paesi al centro del tema delle Terre Rare: l'
Ucraina, impegnata nella guerra militare con la Russia, e la
Groenlandia, territorio indipendente appartenente al Regno di Danimarca. Entrambe le nazioni sono entrate nel mirino del presidente degli Stati Uniti
Donald Trump, proprio per lo sfruttamento delle Terre Rare.
Il motivo dell'interesse trumpiano è che queste materie prime trovano una miriade di applicazioni in particolare a livello tecnologico. In pratica, vengono utilizzate nella costruzione di chip, auto elettriche, smartphone, attrezzature militari e molto altro ancora. Gli Stati Uniti sono carenti di queste risorse e appropriarsene significa fare passi avanti notevoli nell'ambito dell'autosufficienza di questi minerali cruciali.
Attualmente, le Terre Rare conosciute sono 17, ovvero: lantanio, cerio, praseodimio, neodimio, promezio, samario, europio, gadolinio, terbio, disprosio, olmio, erbio, tulio, itterbio, lutezio, ittrio e scandio. Di seguito, vediamo dove si trovano le Terre Rare attraverso una classifica dei 10 Paesi dotati di maggiori riserve, secondo il
rapporto del Centro nazionale di informazione sui minerali del governo degli Stati Uniti.
Cina
La Cina è di gran lunga il Paese più ricco di Terre Rare, con riserve quantificabili in 44 milioni di tonnellate. Nel 2024 Pechino ha estratto 270 mila tonnellate, rispetto alle 255 mila del 2023. Recentemente, i geologi cinesi hanno scoperto due nuovi minerali, l'oboniobite e la scandio-fluoro-eckermannite, a Bayan Obo, nella Mongolia Interna, la più grande miniera al mondo. Oggi oltre i due terzi della produzione mondiale di Terre Rare è in mano alla Cina.
Brasile
Il Brasile occupa il secondo posto, con 21 milioni di tonnellate di riserve. Il problema è che queste riserve al momento sono poco sfruttate, in quanto il gigante minerario ha prodotto appena 20 tonnellate nel 2024, ben al di sotto delle 140 dell'anno precedente. Tuttavia, il più grande Paese sudamericano intende costruire una vera e propria industria delle Terre Rare, sfruttando i bassi costi di manodopera, l'energia pulita, le normative consolidate e la posizione geografica rispetto ai mercati finali.
India
L'India è un'altra nazione ricca di risorse minerarie, con 6,9 milioni di tonnellate di Terre Rare possedute. Lo scorso anno ha estratto 2,9 mila tonnellate dei minerali, esattamente come nel 2023. La produzione è statale e sono diversi gli Stati, tra cui Stati Uniti e Italia, in lizza per stabilire partnership con il Subcontinente in modo da spezzare il dominio cinese.
Australia
L'Australia è il quarto Paese al mondo con maggiori riserve, vantando 5,7 milioni di tonnellate di Terre Rare. È anche un discreto produttore, con 13 mila tonnellate minate nel 2024, anche se al di sotto rispetto alle 16 mila del 2023. All'inizio di quest'anno, il governo australiano ha deciso di iniettare altri 200 milioni di dollari australiani (123,7 milioni di dollari USA) nella compagnia mineraria Arafura, innalzando il sostegno finanziario pubblico al progetto di estrazione e raffinazione di Terre Rare dell’azienda a oltre 1 miliardo di dollari australiani.
Russia
Con 3,8 milioni di riserve, la Russia si trova a metà classifica. Queste sono sfruttate con un'estrazione di 2,5 mila tonnellate sia con riferimento al 2024 che al 2023. Tra l'altro, con l'invasione dell'Ucraina nel 2022, Mosca controlla il 70% delle risorse minerarie del Paese ed è per tale ragione che la questione delle Terre Rare è diventata un aspetto cruciale nel conflitto geopolitico globale.
Vietnam
Al sesto posto staziona il Vietnam, con riserve per 3,5 milioni di tonnellate. La produzione negli ultimi due anni però è stata molto limitata (300 tonnellate estratte nel 2024 e nel 2023). Per questo il Vietnam è un altro territorio conteso, con la Cina che vorrebbe mettere mano annettendo l'isola e gli Stati Uniti che minacciano una rappresaglia se ciò dovesse accadere.
Stati Uniti
Gli Stati Uniti hanno 1,9 milioni di tonnellate di Terre Rare, con un'estrazione di 45 mila tonnellate nel 2024, in aumento rispetto a un mining di 41,6 mila tonnellate dell'anno prima. Tuttavia, quasi tre quarti della quantità utilizzata nei suoi processi industriali e tecnologici sono stati importati dalla Cina. Nelle scorse settimane, il capo alla Casa Bianca Donald Trump ha raggiunto un accordo con il leader ucraino Volodymir Zelensky per lo sfruttamento del 50% delle Terre Rare dell'Ucraina. Ciò come contropartita per gli aiuti militari statunitensi forniti finora per combattere nel conflitto con la Russia e come condizione per mettere fine alla guerra.
Groenlandia
Il nono Paese con la quantità maggiore di riserve a livello mondiale è la Groenlandia, con 1,5 milioni di tonnellate. Tuttavia, nel territorio non è stata fatta alcuna estrazione negli ultimi due anni, perché l'80% del terreno è coperto da ghiaccio e ciò rende difficile il mining senza tecnologie avanzate. Recentemente si è fatto strada un altro problema: la popolazione si oppone agli scavi per una questione ambientale. Tuttavia, Trump vuole sfruttare questa terra e ha ribadito la sua intenzione di annetterla.
Tanzania
Chiude la classifica la Tanzania con riserve per 0,89 milioni di tonnellate. Anche qui niente sfruttamento nel 2023 e nel 2024, ma il Paese ha presentato il progetto Ngualla. Si tratta di uno sviluppo di Terre Rare situato vicino al villaggio di Ngwala e a circa 150 km dalla città di Mbeya nella regione di Songwe, nella Tanzania occidentale e ai margini della Rift Valley dell’Africa orientale. In programma c'è la costruzione di una miniera, un mulino, un concentratore e infrastrutture associate.