Negli ultimi anni, la politica estera degli Stati Uniti ha seguito una traiettoria che oggi sta mostrando tutte le sue criticità. La guerra tra Russia e Ucraina, le sanzioni occidentali e il distacco economico tra Europa e Mosca hanno prodotto conseguenze che vanno ben oltre le aspettative iniziali. Se nel breve periodo Washington ha raggiunto alcuni obiettivi, nel lungo termine emergono problematiche profonde che potrebbero danneggiare gli stessi Stati Uniti, rafforzandone indirettamente il avversario (che non è la Russia): la Cina.
Il punto di svolta del 2021 e la guerra in Ucraina
Per comprendere la situazione attuale, è necessario fare un passo indietro fino al marzo 2021. In un'intervista televisiva, il presidente americano Joe Biden definì Vladimir Putin un "assassino", una dichiarazione che provocò un terremoto diplomatico. Mosca richiamò il proprio ambasciatore dagli Stati Uniti, e il Cremlino interpretò le parole di Biden come una minaccia diretta.
Da quel momento, la tensione tra le due superpotenze aumentò rapidamente. Putin, sentendosi accerchiato, iniziò a rafforzare il confine ucraino con le proprie truppe. Undici mesi dopo, nel febbraio 2022, la Russia lanciò quella che definì una "operazione militare speciale".
Gli Stati Uniti colsero immediatamente l’opportunità per imporre sanzioni durissime contro Mosca, bloccando le esportazioni russe e limitando le transazioni finanziarie. L’Europa, alleata storica di Washington, seguì la stessa linea, interrompendo gli acquisti di gas dalla Russia e aumentando la dipendenza dall'energia statunitense.
Il vero obiettivo: il controllo del mercato energetico europeo
Da anni, gli Stati Uniti cercavano di ridurre l'influenza della Russia nel mercato energetico europeo. Già nel 2014, durante la presidenza Obama, Washington aveva spinto l’Unione Europea a ridurre la dipendenza dal gas russo. Questo obiettivo fu portato avanti anche da Donald Trump, che riuscì a convincere il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, ad aumentare le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) dagli USA.
L'amministrazione Biden completò questo processo, sostituendo quasi totalmente le forniture russe con quelle americane. Tuttavia, questo cambiamento ha comportato costi altissimi per l’Europa. Il gas naturale liquefatto statunitense deve essere trasportato via mare e rigassificato nei porti europei, con un prezzo finale molto più alto rispetto a quello che arrivava direttamente dalla Russia attraverso i gasdotti.
Il risultato? Un drastico aumento dei costi energetici per l’industria europea, con effetti devastanti sulla competitività del Vecchio Continente. La Germania, motore economico dell’Europa, è entrata in crisi proprio a causa della perdita del gas russo a basso costo.
L’errore strategico americano: rafforzare la Cina
Se nel breve periodo gli Stati Uniti hanno ottenuto ciò che volevano - ridurre l’influenza della Russia in Europa - nel lungo termine hanno commesso un errore strategico clamoroso. Con la chiusura del mercato europeo, Mosca ha trovato un nuovo e potente cliente: la Cina.
Pechino ha approfittato immediatamente della situazione, siglando accordi con la Russia per l’acquisto massiccio di gas a prezzi agevolati. Alla fine del 2024, la Cina ha completato il gasdotto "Power of Siberia", che trasporta direttamente il gas russo in territorio cinese.
Il principale rivale geopolitico degli Stati Uniti ha dunque ottenuto una fornitura energetica stabile e a basso costo, proprio nel momento in cui sta emergendo come leader globale nell’intelligenza artificiale e nella produzione di semiconduttori.
La conseguenza: la divisione del mondo in due blocchi
Il blocco economico e finanziario imposto alla Russia ha avuto un altro effetto collaterale: ha accelerato il processo di dedollarizzazione dell’economia globale. Paesi emergenti come India, Pakistan e Brasile hanno osservato con attenzione il trattamento riservato agli oligarchi russi, che si sono visti congelare miliardi di dollari da un giorno all’altro.
Questo ha portato molte nazioni a ridurre la loro dipendenza dal dollaro americano, cercando alternative per proteggere le proprie riserve. Il risultato è un mondo sempre più diviso in due sfere economiche: da un lato il blocco occidentale guidato dagli Stati Uniti, dall’altro quello orientale, dominato da Cina e Russia.
Tornando a oggi, perché Trump vuole la pace?
Donald Trump ha spesso manifestato posizioni meno ostili nei confronti della Russia. Secondo l'ex presidente, interrompere i rapporti tra Mosca e l’Europa è stato un errore strategico che ha finito per favorire la Cina. Per questo motivo, Trump ha più volte dichiarato di voler trovare un accordo per porre fine alla guerra in Ucraina e ripristinare le relazioni economiche tra Russia ed Europa. Notizie che trovate puntualmente fra gli "hot topics" della pagina AI Agent del Forecaster, commentate e spiegate con tanto di indicazioni sulle possibili influenze che potrebbero avere sui mercati in tempo reale.
Se gli Stati Uniti continueranno sulla strada attuale, rischiano di perdere il primato economico e tecnologico a favore della Cina. La corsa all’intelligenza artificiale, la competizione per il controllo delle materie prime e il dominio nel settore dei semiconduttori sono battaglie che Pechino sta vincendo.
Ecco quindi come quello che inizialmente sembrava un trionfo per gli Stati Uniti si sta trasformando in una situazione complessa e piena di incognite. Se da un lato Washington ha ridotto l'influenza della Russia sull’Europa, dall’altro ha rafforzato la Cina, il suo vero rivale globale.
L’Europa, nel frattempo, si trova in una posizione difficile: privata dell’energia a basso costo, sta attraversando una crisi economica che potrebbe durare a lungo.
Il futuro dipenderà dalle prossime mosse geopolitiche. Gli Stati Uniti continueranno a isolare la Russia, rischiando di consolidare un blocco economico orientale sempre più forte? Oppure, come sembra intenzionato a fare Trump, cercheranno di ricucire i rapporti con Mosca per contenere l’ascesa cinese? La risposta a questa domanda, con ogni probabilità, definirà gli equilibri mondiali nei prossimi decenni.
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