Il 2021 è senza dubbio partito col piede sull’acceleratore per Bitcoin (qui le quotazioni in tempo reale) e in generale per tutto il mondo cripto che sta facendo segnare degli strepitosi ritorni percentuali sulle coin principali. Nei primi 3 giorni Ethereum è arrivato a far segnare un +60% al picco del movimento tornando dopo più di 2 anni a quota 1.000$, richiamando a gran voce l’inizio della bull run anche per l’Altcoin per eccellenza.
Nonostante il mercato delle criptovalute sia in fermento il trono, a livello di news e rumors, rimane sempre di Bitcoin. Il 3 gennaio 2021 la criptovaluta ha compiuto 12 anni dal primo blocco creato, dimostrandosi sempre di più un asset immancabile nel portfolio degli investitori di tutto il mondo visto la situazione economico-sociale mondiale.
Sempre più istituzioni stanno investendo somme di denaro molto alte per un protocollo con una capitalizzazione di mercato ancora inferiore al trilione. Attualmente Bitcoin ha un market Cap di circa 600 miliardi di dollari che lo rendono la “Banca Digitale”, ovviamente non regolamentata data la natura del progetto, più grande al mondo. Di gran lunga più grande delle varie JP Morgan Chase, Industrial and Commercial Bank of China e Bank of America.
Un omaggio alla criptovaluta è stato fatto anche dal Financial Times che il 4 gennaio ha presentato in copertina il titolo “Bitcoin value tops $30.000” dedicandogli un intero articolo. Nelle ultime settimane, l’interesse a livello istituzionale si sta trasformando in interesse mediatico, con sempre più giornali, notiziari e addirittura trasmissioni radiofoniche che ne parlano.
Nel mondo finanziario tradizionale Bitcoin non è più una novità ma anzi, si sta trasformando in un must per qualsiasi tipo di investitore. Il periodo storico e la natura di Bitcoin stanno creando un fenomeno molto interessante e suggestivo che farà sicuramente parlare di sé nei prossimi mesi.
Bitcoin: il problema dell'illiquidità
Come sappiamo la supply di Bitcoin è matematicamente definitiva in 21 milioni di unità che verranno raggiunte approssimativamente nel 2140. La scarsità in termini assoluti della criptovaluta porta diverse riflessioni da fare per chiunque si affacci a questo settore.
Bitcoin sta entrando in una fase molto importante dalla sua nascita, definita come la prima vera crisi di liquidità. I maggiori venditori di Bitcoin sono gli Exchange e i Miner che attraverso i loro servizi offrono BTC al prezzo di mercato a tutti coloro che desiderano comprarne. Se nei primi anni e fino al 2017/2018 la supply era tale da poter assorbire la domanda proveniente solo ed esclusivamente dai retail, oggi la situazione è alquanto diversa.
Con l’ingresso delle istituzioni e degli investitori di grossa portata Bitcoin si trova ora di fronte alle enormi quantità di denaro portate da questi player. Anche il semplice 1% di alcuni fondi di investimento può creare non pochi problemi per trovare la quantità di BTC corrispondente.
Si stima che una percentuale fra il 70-80% delle persone che comprano Bitcoin non siano disposte a venderlo ma anzi, lo vedono come un investimento a lungo termine sia per questioni ideologiche che per salvaguardarsi dalla svalutazione delle monete fiat. In uno scenario di questo tipo tutto il peso ricade sugli Exchange che pur di accontentare tutta la domanda relativa all’asset devono essere disposti a prosciugare le loro riserve, facendo diventare Bitcoin giorno dopo giorno un asset illiquidito.
In uno scenario in cui la domanda in termini di capitali aumenta e la supply in termini di coin disponibili diminuisce costantemente il pattern è chiaro. Nel breve/medio periodo (1/2 anni) il prezzo sarà soggetto ad un’elevata volatilità nel momento in cui il divario fra i termini appena presentati diventerà molto ampio.
Analizzando uno dei modelli più famosi nelle previsioni del prezzo di Bitcoin, ossia lo Stock-to-Flow Model, i prezzi presentati non sembrano più così impossibili. Ammesso e concesso che nel 2021 vedere la regina delle criptovalute con sei cifre sia quasi scontato, prezzi come 288.000 dollari per un Bitcoin sembrano sempre più plausibili se si analizza la situazione in termini di illiquidità.