Nuovi massimi storici a Wall Street per i principali indici di Borsa, in una settimana che tuttavia ha vissuto a due velocità. Un avvio di ottava frizzante e un umore generale propositivo e un proseguio che si è fatto meno solido dopo i dati dei prezzi al consumo USA riferiti al mese di gennaio che hanno lasciato più di una preoccupazione tra gli investitori.
Se da un lato il dato dell’inflazione statunitense non fa che confermare la resilienza dell’economia a stelle e strisce, dall’altro sembra allontanare il primo taglio dei tassi da parte della FED. E sono stati proprio gli indici di Borsa più sensibili a questo tema, Nasdaq e Russell 2000, a uscirne maggiormente penalizzati sul fronte delle vendite. In un contesto in cui oggettivamente i risultati aziendali hanno mostrato ancora una volta una generale solidità, la leva dei tassi rappresenta sempre una variabile capace di portare nervosismo sui mercati. Specie se sui massimi di sempre.
E se il dollaro ha avuto modo di rafforzarsi ulteriormente, con il Dollar Index in rialzo da 7 settimane, a uscirne sconfitto in questo scenario di mercato è apparso l’oro. Il bene che per eccellenza dovrebbe offrire protezione dall’inflazione soffre da un lato la concorrenza del Bitcoin, dall’altro i rendimenti offerti tanto dai titoli obbligazionari che dai munifici dividendi del mondo corporate.
Arrivano i PMI e le Minute
Come ogni terza settimana del mese, quella che inizia oggi sarà caratterizzata dalle indicazioni relative al sentiment dei direttori degli acquisti. Giovedì sono in calendario i PMI in versione preliminare - per i dati definitivi occorrerà attendere il 1° marzo - relativi il settore manifatturiero ed il comparto dei servizi di Zona Euro, Stati Uniti e Regno Unito.
Nel caso di Eurolandia, i dati dovrebbero confermarsi sotto quella soglia dei 50 punti che separa espansione e recessione dell’attività economica. I PMI statunitensi sono stimati in espansione mentre nel caso del Regno Unito alla debolezza del manifatturiero dovrebbe fare da contraltare la forza del terziario. Giovedì sarà inoltre la volta dei dati definitivi sull’andamento dei prezzi al consumo di Eurolandia a gennaio mentre venerdì focus sull’indice tedesco IFO, quello che misura il sentiment degli operatori economici della prima economia europea.
Dal fronte Banche centrali, mercoledì e giovedì saranno diffusi i verbali delle ultime riunioni di Federal Reserve e BCE: alla luce di prezzi che fanno fatica a completare l’ultimo miglio in direzione del target del 2%, la sensazione è che l’istituto europeo sarà il primo ad abbassare il costo del denaro. Probabilmente Joachim Nagel, il n.1 della BundesBank che parlerà venerdì in occasione del report annuale dell’istituto tedesco, non la pensa così. Sempre in tema di banche centrali, domani dalla Cina arriverà l’aggiornamento dei tassi sui prestiti a 1 e 5 anni.
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