Da diverse settimane l'euro è entrato nel mirino degli investitori, che stanno liquidando celermente le loro posizioni in acquisto. La moneta unica sta perdendo terreno nei confronti del dollaro USA, della sterlina britannica e del franco svizzero, per citare solo alcune delle principali valute.
Da inizio giugno, rispetto al biglietto verde l'euro ha perso oltre l'1% del suo valore, circa lo 0,6% in confronto alla sterlina e oltre il 2% sul franco svizzero. La situazione in Europa in questo momento è molto tesa e la paura che si possa rivivere scenari passati sgradevoli come la crisi del debito sovrano del 2011 o la crisi energetica del 2022 comincia a farsi strada.
Euro: ecco perché gli investitori stanno vendendo
Trovare le cause che in questo momento stanno remando contro l'euro non è difficile per la verità. Ci sono almeno quattro ragioni che spiegano quanto sta accadendo sui mercati valutari.
La prima - e forse più importante - allude alle elezioni europee e a ciò che ne è derivato. L'esito è stato eloquente: l'Europa si sta spostando a destra e lo sta facendo in Paesi chiave come Francia e Germania. La situazione più problematica è quella francese, perché il presidente dell'Eliseo Emmanuel Macron ha sciolto il parlamento convocando elezioni anticipate dopo l'esito disastroso alle europee del suo partito e l'avanzata del Rassemblement National di Marine Le Pen. In Germania il cancelliere Olaf Scholz non ha fatto mosse azzardate, ma resta il fatto che il partito di estrema destra Alternative für Deutschland ha preso una valanga di voti ridimensionando di molto il consenso per il Partito Socialdemocratico che sostiene il capo del governo tedesco.
Ma perché i mercati non amano in questo momento la destra al governo e si accaniscono quindi sulla moneta unica? Gli investitori sono spaventati dai programmi euroscettici dei partiti che stanno avanzando in Europa, quantunque la vera prova del nove sarà quando le forze politiche oggi prevalenti saranno chiamati a governare. Anche Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni non fu accolta dai mercati con petali di rose due anni fa allorché trionfarono alle elezioni politiche italiane, salvo poi tranquillizzarsi una volta che l'attuale presidente del Consiglio ha stabilito un rapporto collaborativo con Bruxelles.
Avverrà la stessa cosa con Marine Le Pen al governo? Di base i mercati rigettano una coabitazione con Macron per linee politiche che viaggiano su binari opposti, ma un segnale positivo che non andrebbe trascurato sta nel fatto che il Rassemblement National stia cercando un dialogo con il presidente della Francia. Più opaca forse è la situazione in Germania, dove in corso di definizione c'è ben poco e l'incertezza potrebbe progredire nei prossimi mesi.
La seconda ragione riguarda Francia e Italia e attiene all'indebitamento dei due Paesi per cui la Commissione europea potrebbe avviare la cosiddetta procedura di deficit eccessivo. Nel contempo le agenzie di rating sventolano la forbice dei tagli. A ottobre scorso Fitch ha declassato il credito francese ad AA-, seguita a fine maggio da S&P. Moody's fino a poco tempo fa sembrava più clemente, ma la scorsa settimana ha fatto una dichiarazione con cui ha messo in risalto l'instabilità politica come fonte di rischio. Qualcuno sta parlando addirittura di Frexit. Le considerazioni qui forse sono eccessive, ma i downgrade da parte delle agenzie potrebbero essere inevitabili senza un'indicazione chiara su un percorso sobrio da parte dei futuri nuovi eletti.
La terza ragione che sta mettendo pressione all'euro fa riferimento alla
politica monetaria della Banca centrale europea. Questo mese l'Eurotower ha tagliato i tassi di interesse, portandoli al 4,25%. Giovedì sarà il turno della Bank of England ma difficilmente l'istituto britannico si muoverà nella stessa direzione prima delle elezioni nazionali di luglio. Questo significa che il costo del denaro resterà ancorato al 5,25% in Gran Bretagna. Se si considera che la Federal Reserve probabilmente non taglierà i tassi prima di novembre lasciandoli fermi al 5,5%, si capisce bene come l'euro per un po' di tempo renderà meno della sterlina e del dollaro. Gli investitori quindi tendenzialmente preferiscono detenere asset con un ritorno maggiore.
Infine, l'euro è uscito dalle grazie degli investitori perché il suo status di riserva globale è minacciato in questo momento. A evidenziarlo è stato un report pubblicato la scorsa settimana dalla BCE, secondo cui nell'ultimo anno le Banche centrali straniere hanno tagliato le loro riserve di euro di oltre 100 miliardi di dollari. Alcuni Paesi come Giappone e Svizzera lo hanno fatto per difendere la propria valuta nazionale, mentre la Russia - un tempo detentrice di quasi il 50% delle sue riserve in euro nell'ambito della strategia di diversificazione rispetto al dollaro - ora sta liquidando per via delle tensioni geopolitiche con il Vecchio Continente legate alla guerra in Ucraina.