Dall’inizio dell’anno il dollaro australiano ha perso moltissimo, soprattutto contro dollaro. I valori del cambio a fine 2023 stazionavano sopra 0,68 mentre oggi si posizionano poco sopra 0,65. Un’agonia vera e propria frutto di un mix di fattori che trovano soprattutto nella politica monetaria, nella caduta del prezzo dei metalli industriali e nel rallentamento cinese le cause prevalenti di questo fenomeno non certamente esaltante. Negli ultimi 10 anni l’Aussie ha perso un quarto del suo valore, quanto la rupia indiana e più del peso messicano tanto per citare due valute emergenti.
Forex: dollaro australiano in difficoltà, le cause
Il primo motivo, come detto, sono i prezzi dei metalli industriali, in costante calo da inizio 2022 sull’onda della scarsa domanda cinese.
Il secondo motivo sono i tassi reali offerti dalla carta australiana che, nonostante i ripetuti rialzi nel costo del denaro che hanno portato i tassi ufficiali oltre il 4%, sono inferiori a quelli di Giappone e Svizzera a causa di un’inflazione che sta scendendo ma rimane importante. Il differenziale rispetto ai tassi reali americani spiega perché il biglietto verde è preferito a quello australiano. Le dichiarazioni recenti della FED fanno pensare che difficilmente questo spread verrà ripianato velocemente.
Il terzo fattore è la Cina e la sua economia. Con la borsa in caduta libera e una deflazione che peggiora sia lato consumatori (-0,8% l’ultimo dato) che produzione, la domanda interna latita e di conseguenza anche la richiesta di materie prime non cresce danneggiando l’export australiano.
AUD/USD: per il test della verità focus su 0,635 $
AUD/USD, da sempre è considerato un rapporto di cambio ad elevato beta ma nonostante il ripetuto raggiungimento di massimi storici da parte delle borse, questo fattore benefico è stato completamente azzerato da quello malefico arrivato dall’equity cinese verso cui l’Aussie sembra adesso ben più correlato. Se la Cina allargherà i cordoni delle politiche monetarie per l’australiano tornerà il sereno, in caso contrario si continuerà a navigare nella stagnazione o addirittura svalutazione.
Dopo aver toccato quota 0,68 a fine dicembre l’Aussie ha innestato la retromarcia tornando in zona 0,65.
Il test della verità lo avremo quando verrà raggiunto il supporto di 0,635, zona di transito della up trend line che sale dal 2020 e che rappresenta l’ultima speranza per veder rilanciare l’azione di questa commodity currencies che ha sempre rappresentato un eccellente diversificatore anche di portafoglio.
Gli oscillatori di lungo periodo risultano ancora molto lontani dalla zona di ipervenduto e non sembrano per il momento confortare circa la possibilità di una ripresa immediata che comunque troverebbe conferma solo con la definitiva violazione della resistenza di 0,675. Solo a quel punto il long AUD diventerebbe anche strategico.