L’Australia non sembra proprio voler entrare a breve nel club di chi taglierà a breve i tassi di interesse anche se il dato dell’inflazione mette in dubbio le motivazioni della RBA (Reserve Bank of Australia, la Banca centrale australiana) sull’opportunità di proseguire su questa linea. E il mercato sembra essere infatti scettico.
Il dato dell’inflazione di ottobre in Australia si è confermato stabile al 2,1% nella versione complessiva. Siamo dentro il range target 2-3% definito dalle autorità monetarie, ma c’è un però. I sussidi al costo dell’energia elettrica hanno contribuito a ridurre l’inflazione del 1,3%. Senza questo contributo i prezzi al consumo sarebbero saliti del 3,4% sempre su base annua. Altro fattore di sostegno alla disinflazione è arrivato dai prezzi delle benzine in calo di oltre il 10%.
Forex: EUR/AUD, mercato non vuole invertire la tendenza dominante
EUR/AUD ha tentato di forzare quella linea di supporto che gli analisti classici vedono neckline di una figura di testa e spalla ribassista. La confermata chiusura sotto 1,61 e successivamente la conferma sotto 1,585 aprirebbero le porte ad un allungo ben più consistente che potrebbe riportare EUR/AUD in prossimità del 61,8% di ritracciamento a 1,537. Ma al momento questo è lo scenario ottimistico.
L’evoluzione dei prezzi, infatti, ha seguito una dinamica diversa, con il ritorno sopra la neckline che ha confermato la volontà del mercato di non voler invertire la tendenza dominante.
L’inflazione australiana pubblicata mercoledì scorso, come detto, non ha cambiato le aspettative del mercato. Non vengono stimate mosse sul costo del denaro prima della primavera 2025, ma qualcosa non torna stando ai movimenti valutari.
Il carburante che era necessario per spingere in alto il dollaro australiano grazie ad una politica monetaria sicuramente supportiva per l’AUD, soprattutto se lo mettiamo in contrapposizione con la dinamica dei tassi della zona euro decisamente più "dovish", non è arrivato al motore di un cross incapace di avere ragione di livelli tecnici fondamentali.
La Nuova Zelanda taglia i tassi, il kiwi tiene
Rimanendo all’interno della zona pacifica interessante notare che la Nuova Zelanda ha deciso di abbassare il costo del denaro di 50 punti base portandolo al 4,25%. Il Governatore Orr ha lasciato intendere che a febbraio ci sarà molto probabilmente un nuovo giro di vite da 50 punti base nel tentativo di rilanciare una crescita economica decisamente stagnante e questo naturalmente ha zavorrato il kiwi come viene generalmente chiamato il dollaro neozelandese.
E per il più classico dei movimenti post rumors il cross AUD/NZD si è mosso nella direzione opposta di quello che era logico attendersi. Dopo aver toccato un picco sopra 1,11 dopo la decisione della RBNZ (Reserve Bank of New Zealand) abbiamo assistito ad un ridimensionamento piuttosto netto del cross da oltre una figura.
Tutto questo mi porta ad una conclusione. Il dollaro australiano rimane una valuta strutturalmente debole nonostante una politica monetaria ancora supportiva e quindi entrare long è prematuro. Almeno per ora.