La
Fed
non fa dormire sonni tranquilli agli investitori a Wall Street. Negli ultimi giorni si sta facendo strada un'ipotesi che in qualche modo è incorporata nelle quotazioni dei mercati finanziari e sarebbe davvero poco tollerata degli operatori, ovvero che la
Federal Reserve ricorrerà a un ulteriore inasprimento dei tassi di interesse. Questo significa che non solo non ci sarà il numero dei tagli che molti si aspettavano fino a poco tempo fa, ma addirittura tornerà l'incubo degli aumenti.
La probabilità è minima, ma non è da escludere del tutto. Finora si sa solo che la Banca centrale rimane ferma sulle previsioni di tre tagli da 25 punti base ciascuno nel 2024. Almeno questo è quanto risulta dalle dichiarazioni dei massimi esponenti dell'istituto centrale. Il 31 gennaio, il governatore
Jerome Powell ha affermato che "il tasso di riferimento probabilmente ha raggiunto il suo picco". La scorsa settimana, invece, Mary Daly, presidente della Fed di San Francisco, ha dichiarato che 75 punti base di tagli nel 2024 siano una "ragionevole aspettativa di base". Per il resto non si hanno altri input tali che permettano agli investitori di orientare senza incertezze. Anche perché ancora
la Fed non ha offerto una forward guidance riguardo il quadro a medio termine.
In altre parole, i funzionari dell'istituto di Washington si atterranno a quanto risulta dai dati macroeconomici. Questi ultimi però non rassicurano gli investitori, anzi. Il mercato del lavoro è ancora in ottima salute, il che spinge l'inflazione a rivelarsi più ostica di quanto dovrebbe. L'ultima lettura dell'indice dei prezzi al consumo ha gelato gli investitori, riportando dati più alti rispetto alle aspettative. Ciò implica che, allo stato attuale, la Fed non attuerà con troppa leggerezza una svolta accomodante nella sua politica monetaria.
Rialzo tassi Fed: cosa pensano gli opinionisti
L'analisi delle opzioni sui tassi di interesse a breve termine da parte di Bloomberg Intelligence ha mostrato che i trader hanno iniziato a scontare la possibilità di un rialzo della Fed nel corso del prossimo anno. Ma quanto è plausibile questo scenario?
Se si fa un excursus storico, si vede che una situazione simile si è verificata alla fine degli anni '90, quando la Banca centrale a stelle e strisce alzò nuovamente il costo del denaro dopo un breve periodo di tagli. Nel 1998, ci furono tre sforbiciate in rapida successione per far fronte alla crisi finanziaria causata dal default del debito russo e dal quasi collasso dell'hedge fund Long Term Capital Management. A giugno del 1999, però, le pressioni inflazionistiche costrinsero la Fed a iniziare un ciclo di aumenti dei tassi.
L'ex segretario al Tesoro degli Stati Uniti Lawrence Summers ha contemplato la possibilità che la prossima mossa sia al rialzo, con una probabilità del 15%. La stima è ancora più alta, ossia del 20%, da parte di Mark Nash, gestore di fondi macro presso Jupiter Asset Management.
Secondo Lindsay Rosner, responsabile degli investimenti obbligazionari multisettoriali di Goldman Sachs Asset Management, tutto ruota intorno all'inflazione. "Gli ultimi metri di questa lotta all'inflazione saranno accidentati", ha affermato ritenendo che esista un certo rischio di aumento dei tassi. Tuttavia, ha concluso dicendo che "avrebbe più senso mantenere questi livelli di tassi di interesse più a lungo".
Molto più possibilista su una nuova stretta è Kit Juckers, chief FX strategist di Société Générale, secondo cui "se l'economia statunitense riaccelera, la Fed alla fine dovrà inasprire nuovamente".