Come sono tassati i redditi derivanti dalle azioni francesi? Uno dei principali aspetti che vengono seguiti dagli investitori quando acquistano azioni in Borsa è quello della tassazione delle loro rendite finanziarie. Queste si suddividono in redditi da plusvalenze e redditi da dividendi.
Le plusvalenze sono la differenza tra il valore delle azioni al momento della vendita e quello al momento dell'acquisto. La tassazione avviene sulle plusvalenze nette, ossia quelle depurate dalle minusvalenze subite nello stesso esercizio fiscale e fino a un certo numero di anni precedenti. I dividendi sono la quota di utile per azione che la società decide di distribuire agli azionisti per il solo fatto di essere proprietari delle azioni.
In questa guida vedremo come in Francia plusvalenze e dividendi sono tassati, le procedure da seguire, ma anche come è possibile evitare l'imposizione fiscale.
Azioni francesi: la tassazione per i residenti
La tassazione dei redditi derivanti dalle azioni in Francia è effettuata alla fonte da parte della banca o dell'intermediario autorizzato applicando un'aliquota complessiva del 30%. In realtà, l'imposizione vera e propria è del 12,8%, perché il rimanente 17,2% rappresenta i contributi sociali. La ritenuta alla fonte IRPEF può essere evitata se il contribuente nei due anni precedenti all'applicazione dell'imposta ha avuto un reddito imponibile inferiore a 50 mila euro. Il limite si eleva a 75 mila euro per le coppie che presentano la dichiarazione dei redditi congiunta. Al fine di usufruire di questo beneficio, è necessario entro il 30 novembre di ogni anno inviare alla propria banca la richiesta certificando il soddisfacimento di queste condizioni.
C'è la possibilità di tassare i redditi derivanti dalle azioni attraverso il regime ordinario dell'imposta sul reddito, qualora lo si ritenga più vantaggioso. A quel punto, le plusvalenze e i dividendi saranno inclusi nel reddito annuo complessivo e tassati secondo l'aliquota di spettanza su scala progressiva, considerando una detrazione fiscale del 40% e la deduzione dei costi di acquisizione e mantenimento delle azioni. Attuando tale procedura, il prelievo alla fonte del 12,8% trattenuto dall'intermediario dovrà essere dedotto dalle imposte dovute, mentre l'eventuale eccesso verrà rimborsato.
Ogni anno la banca invia il modulo IFU (Imprimé Fiscal Unique) che riepiloga gli importi da dichiarare in sede di denuncia dei redditi. Riguardo i contributi sociali, una parte dei CSG (contribution sociale generalisée) - il 6,8% su 9,2% - è deducibile dal reddito imponibile, ma solo se la scelta è andata verso l'assoggettamento dei redditi delle azioni al regime ordinario di imposta sul reddito.
Azioni francesi: tassazione dividendi per non residenti
Chi non è residente in Francia, subisce sui dividendi delle azioni francesi detenute una ritenuta alla fonte del 12,8%. L'aliquota salirà al 75% se i dividendi sono pagati al di fuori della Francia in un Paese o territorio non cooperativo, ai sensi del codice tributario francese.
Se tra la Francia e il Paese in cui risiede l'investitore esiste un trattato fiscale, la ritenuta forfettaria può essere ridotta o addirittura eliminata. In tal caso occorre compilare un certificato di residenza fiscale e ottenere il timbro da parte delle autorità fiscali del Paese di appartenenza. Dopodiché è necessario inviarlo prima del pagamento dei dividendi. In alternativa, è possibile chiedere il rimborso della ritenuta versata in eccesso entro il 31 dicembre del secondo anno successivo alla data di versamento dei dividendi.
Vediamo alcuni esempi:
Stati Uniti. In questo caso bisogna distinguere tra dividendi (di azioni non detenute in un Individual Retirement Account, o IRA) qualificati e non qualificati. I primi - derivanti da azioni detenute per almeno 61 giorni durante il periodo di 121 giorni a partire da 60 giorni prima della data di stacco della cedola - vengono tassati alle aliquote preferenziali applicabili alle plusvalenze a lungo termine (ovvero 0%, 15% o 20%, a seconda della fascia d'imposta); gli altri dividendi sono tassati con le aliquote previste dal regime ordinario di imposta, ossia tra il 10% e il 37% a seconda dello scaglione di reddito. Al superamento di determinate soglie, scatta anche un'imposta aggiuntiva da capitale del 3,8%.
Germania. I dividendi sono tassati con l'aliquota forfettaria del 25% per un valore sopra i 1.000 euro per i single e i 2.000 euro per coppie che presentano la dichiarazione congiunta. Inoltre, sulla ritenuta è applicata una maggiorazione del 5,5% come contributo di solidarietà. Pertanto, l'aliquota globale corrisponde al 26,375%. Per beneficiare dell'esenzione fiscale fino ai 1.000/2.000 euro è necessario inviare l'apposita richiesta al soggetto che effettua il pagamento dei dividendi.
Regno Unito. Nel caso in cui le azioni francesi sono detenute in un ISA (Individual Savings Account) o in un altro specifico istituto fiscale, c'è totale esenzione dei dividendi fino a un importo di 1.000 sterline per anno fiscale. Sulla parte che eccede tale quota, scatta la tassazione ma vi è la possibilità di ottenere una detrazione fiscale annuale di 12.570 sterline. In sostanza, se il reddito è inferiore o uguale a 12.570 sterline, non verrà effettuata alcuna tassazione. In caso contrario, i dividendi superiori a 1.000 sterline subiranno un'imposizione dell'8,75%, del 33,75% e del 39,35%, in funzione della fascia di reddito.
Il PEA e l'esenzione dalle imposte
In Francia c'è la possibilità di non ricevere alcuna tassazione sui redditi derivanti dal possesso delle azioni, attraverso l'iscrizione a un PEA, acronimo di Plan d'Èpargne en Action. Stiamo parlando di un prodotto di risparmio introdotto da una legge del 1992 che premette a un soggetto di investire tramite un piano in azioni di società europee. Il meccanismo di incentivazione richiede però come condizione quella che entro cinque anni dal primo versamento non vengano effettuati prelievi.
Sul fronte delle plusvalenze, è possibile dedurre le minusvalenze dello stesso anno fiscale e di quelli precedenti entro il decimo. Non possono essere però usate le minus per compensare plusvalenze derivanti dalla vendita di azioni non detenute in un PEA, a meno che l'equity savings plan non sia chiuso.