- I contagi in Brasile hanno raggiunto un livello drammatico e ora c'è l'allarme fuga di capitali;
- Le politiche ambientali del Governo sono ritenute tra le altre cause dei disinvestimenti dal Paese verdeoro;
- Il deflusso di capitali può avere delle ripercussioni sul Real e sulla bilancia commerciale del Brasile.
Il Coronavirus in Brasile sta devastando un'intera Nazione. Sono oltre 1,35 milioni i contagi nel Paese e 58 mila i decessi, più del 10% rispetto al totale delle infezioni e dei morti. Un massacro che a livello sociale ha creato sconforto e desolazione, ma a livello economico uno shock profondo che probabilmente avrà riflessi di lunga durata. Uno degli effetti disastrosi è stata l'enorme fuga di capitali dallo Stato verde oro: gli investitori stranieri hanno ritirato nell'ultimo anno ben 50,9 miliardi di dollari di investimenti.
È questa la notizia data dalla Banca Centrale Brasiliana che ha specificato che il deflusso fa riferimento ad azioni, fondi di investimento e bond. Nel dettaglio solo dall'inizio di quest'anno i disinvestimenti sono stati per 33,6 miliardi e nel solo mese di maggio sono arrivati a 2,2 miliardi. Cifre impressionanti se si pensa che nei primi 5 mesi del 2019 l'afflusso delle attività finanziarie in Brasile era stato di 9,7 miliardi di dollari.
Negazionismo e disboscamento le critiche al Presidente Bolsonaro
Non solo Coronavirus. A preoccupare i fondi di investimento sono le politiche del Presidente Jair Bolsonaro, sia riguardo appunto il negazionismo diffuso sull'epidemia, sia anche in riferimento alle posizioni sulla conservazione ambientale.
Uno dei principali capi d'accusa sollevati concerne la deforestazione. La compagnia assicurativa norvegese Storebrand Asset Management ha inviato una lettera alla stampa dove denuncia l'incertezza degli investitori a impiegare capitali in Brasile per via delle politiche ambientali scellerate.
Allarme che si aggiunge a quello dell'agenzia di stampa Nova che affonda ancora di più il colpo lanciando una sorta di ultimatum al governo: o cambia le misure sul disboscamento della foresta pluviale amazzonica o verranno rivisti tutti gli investimenti.
Questi appelli assumono maggiore rilevanza nel momento in cui hanno ricevuto l'endorsement da parte del Governatore della Banca Centrale del Brasile, Campos Neto, che ha in pratica certificato che il Governo sta facilitando la fuga di capitali esteri con le sue strategia ambientali.
Brasile: gli effetti della fuga di capitali
La fuoriuscita di denaro dal Paese potrebbe avere delle ripercussioni nefaste per tutta l'economia brasiliana. Il Brasile è un grande esportatore di minerali e prodotti agricoli e la caduta del Real conseguente alla fuga di capitali potrebbe peggiorare la bilancia commerciale. Infatti, la moneta verdeoro si è svalutata molto nell'ultimo anno, raggiungendo il suo minimo storico rispetto al Dollaro americano nel mese di maggio.
Questo se da un lato rende più competitivi i prodotti domestici dall'altro evidenzia lo squilibrio nel rapporto dei pagamenti. Soprattutto se questo si aggiunge al fatto che i legami economici con la Cina, primo partner commerciale, sono stati compromessi in qualche modo dall'accordo commerciale che il Dragone ha effettuato con gli USA nel mese di gennaio.
La situazione non sembra destinata al miglioramento alla luce del fatto che la politica monetaria della Banca Centrale prosegue sulla strada dell'espansione con la riduzione costante dei tassi per fronteggiare la crisi della pandemia.
In un anno il costo del denaro è passato dal 6,5% al 2,25% e per il momento non si registrano minacce inflazionistiche che possano far invertire la tendenza. Attualmente i prezzi viaggiano all'1,88%, ben lontani dagli obiettivi del 4% che ha fissato l'istituto centrale.
I cali dei tassi pesano sul rendimento del Real e questo comporta che gli operatori esteri considerano poco attrattivi gli investimenti nel Paese. Senza contare la crisi petrolifera e il fatto che le grandi compagnie straniere, riducendo la partecipazione alle aste, non hanno più sostenuto la moneta.
La Borsa brasiliana negli ultimi 3 mesi ha recuperato una buona parte delle perdite causate dallo scoppio dell'epidemia. L'indice Bovespa si trova a 93.834 punti, ben lontana dal massimo storico di 119.593 di inizio anno. Di certo lo spauracchio della perdita di capitali esteri su azioni, fondi e bond non alimenta grandi prospettive per una ripresa del rally a lungo termine.