Se Trump dovesse vincere le elezioni USA, Kamala Harris non sarebbe l’unica ad essere sconfitta. A far compagnia all’attuale vicepresidente, rileva l’Istituto economico tedesco (IW, Institut der deutschen Wirtschaft), ci sarebbe anche la prima economia di Eurolandia.
Nel caso in cui il tycoon scatenasse una nuova guerra commerciale nei confronti del Vecchio continente, nel corso della campagna elettorale Trump ha parlato di tariffe generalizzate dal 10% al 20% su quasi tutte le importazioni (e di dazi del 60% o più sulle merci provenienti da Pechino), a rimetterci, evidenzia l’istituto di ricerca, sarebbe prima di tutto la Germania.
Germania: la minaccia arriva dagli USA
Già alle prese con un contesto particolarmente difficile, secondo i calcoli del Fondo monetario internazionale nel 2024 la Germania sarà l'unico Paese del G7 a non crescere per due anni consecutivi (dopo il -0,3% del 2023, nell’anno corrente il PIL teutonico è visto in rosso dello 0,2%), la prima economia europea non è nelle migliori condizioni per affrontare un conflitto commerciale con gli Stati Uniti, il suo principale partner commerciale (dopo 8 anni, gli USA nel 2024 hanno rubato la prima posizione alla Cina).
Secondo i calcoli elaborati dall’IW Institute, nel caso in cui i dazi trumpiani si attestassero al 20%, ed i Paesi europei dovessero adottare misure di ritorsione, il PIL dei Paesi aderenti alla Zona Euro scenderebbe dell’1,3% nel 2027 e nel 2028 con il dato tedesco in contrazione dell’1,5%. Per la Germania, un nuovo mandato di Trump costerebbe tra i 137 ed i 180 miliardi di euro.
Una guerra senza vincitori
“Metà della crescita della Germania proviene dalle esportazioni e se si guarda a ciò che sta accadendo nel mondo, si deve dire che questo pilastro è sotto attacco”, ha recentemente detto il ministro dell'Economia tedesco Robert Habeck.
Per un altro istituto di ricerca tedesco, l’IFO (quello che elabora il famoso indice di fiducia degli operatori economici tedeschi), le esportazioni tedesche sono destinate a scendere del 14,9% nel caso di dazi del 60% sul “made in China” e del 20% sull’import dagli altri Paesi. I due settori più penalizzati sarebbero l’automotive (-32%) e il farmaceutico (-35%).
Se nel caso di Eurolandia gli effetti negativi ci metteranno un paio di anni per dispiegare appieno gli effetti, in quello dell’economia USA già a partire dal 2025 si dovrebbe assistere ad un calo della ricchezza prodotta dell’1,3% con dazi al 10% e dell’1,5% con tariffe al 20%.
Trump però favorirà la stabilità politica
Secondo un’analisi del sito web Politico, la coalizione tripartitica che in Germania sostiene Olaf Scholz potrebbe uscire rafforzata da una vittoria di Donald Trump nelle elezioni di novembre. Anche se attualmente la coalizione governativa naviga in acque particolarmente agitate, un nemico comune potrebbe aiutare a serrare i ranghi in vista degli importanti appuntamenti in calendario nelle prossime settimane (bilancio federale e riforma delle pensioni su tutti).
Una vittoria di Trump avrebbe un "effetto enorme", costringendo i politici ad affrontare il fatto che "la stabilità in Germania è ancora più importante", ha affermato Ralf Stegner, un importante membro della SPD. Con il tycoon, "la pressione per la moderazione [all'interno della coalizione] sarebbe maggiore".
"In una situazione politica globale complessivamente difficile, non possiamo permetterci di indire elezioni anticipate", ha affermato Reinhard Houben, parlamentare dell'FDP. "Se la pressione dall'esterno aumentasse, e ciò potrebbe accadere sotto Donald Trump, è probabile che l'Europa registri un processo di avvicinamento".