Amazon è l'azienda di e-commerce più grande del mondo. Fondata da Jeff Bezos nel 1994 come libreria online, si è presto espansa inserendo una moltitudine di prodotti come giocattoli, mobili, abbigliamento, videogiochi, software, DVD e CD musicali. Quotatasi al Nasdaq nel 1997 con un prezzo iniziale di 18 dollari per azione (1,50 dollari se si considerano tre split a fine anni '90), fu travolta dallo scoppio della bolla dot-com (Bolla Dot-com: storia del sogno infranto del nuovo mercato) che cancellò le grandi premesse iniziali. A differenza di altre start-up Internet, Amazon fu capace di riprendersi crescendo negli anni in maniera impressionante. Nel luglio del 2021 le azioni raggiunsero un massimo storico di 188,65 dollari (considerando lo split di giugno 2022), per una capitalizzazione che si avvicinò ai 2.500 dollari.
Partendo dall'e-commerce, che rappresenta il suo core business, il gigante di Seattle è diventato leader in altri settori come il cloud computing con Amazon Web Services e trae profitto da altre unità importanti come la vendita di spazi pubblicitari, i servizi di assistenza sanitaria e i servizi multimediali in abbonamento. Oggi quindi l’azienda è un’enorme entità tentacolare che esercita la sua influenza su svariati settori e mira ad espandersi ulteriormente per diversificare sempre di più il business.
Amazon: come è andata l'attività negli ultimi 5 anni
Negli ultimi 5 anni il quadro economico generale è profondamente mutato. L'arrivo della pandemia da Covid-19 ha causato chiusure e sospensioni delle attività, con le persone costrette a rimanere in casa. Per Amazon tuttavia ciò si è rivelato un grande vantaggio perché, con i negozi fisici chiusi, i consumatori ordinavano online facendo crescere gli introiti per l'azienda. La gran parte del giro d'affari di Amazon è determinata dall'e-commerce ma, contrariamente a quanto si pensa, i guadagni arrivano soprattutto dal cloud. Nel biennio 2020-2021 e per gran parte del 2022 quest’ultima unità di business è cresciuta molto.
La riapertura post-Covid ha fatto tornare le persone a spendere attraverso i negozi fisici e l'e-commerce di Amazon ne ha risentito. Contemporaneamente è sopraggiunta l'inflazione, che ha limitato i budget di spesa delle aziende anche sul fronte del cloud e delle inserzioni pubblicitarie, due importanti divisioni che per alcuni tratti avevano coperto le crepe dell'e-commerce. Di seguito vediamo una tabella che riepiloga i ricavi, gli utili netti (entrambi in miliardi di dollari) e la redditività intesa come rapporto in termini percentuali tra i due parametri nell'ultimo quinquennio.
Come si può vedere, il fatturato è aumentato costantemente in ogni trimestre rispetto a quello dell'anno precedente, con l'ultimo quarto che risulta sempre il più forte perché coincide con il periodo delle numerose festività. Riguardo la redditività, c'è stato un autentico boom (10,42%) nel quarto trimestre del 2021, in cui l'azienda ha prodotto un utile netto di 14,32 miliardi di dollari a fronte di un fatturato di 137,41 miliardi di dollari. Nel 2022, le entrate hanno continuato a crescere ma Amazon ha perso soldi nel primo e nel secondo trimestre, allorché il peso dell'inflazione si è fatto sentire di più.
Alla fine dell'anno, la società ha realizzato un record di entrate per 513,97 miliardi di dollari, ma una perdita di 2,71 miliardi di dollari. Il 2023 ha visto una ripresa della redditività, grazie al raffreddamento del carovita e a un programma di ristrutturazione che ha significato il licenziamento di 27 mila lavoratori e la chiusura di alcuni servizi come quello di telemedicina e di quasi tutti i call center statunitensi. L'e-commerce è tornato redditizio dopo cinque trimestri consecutivi in perdita (almeno sul fronte nordamericano), ma nel frattempo si è registrato un rallentamento della crescita del cloud.