ARM Holdings esordisce con il botto a Wall Street salendo del 24,69% nel primo giorno di quotazione. Il progettista di chip britannico ora ha un valore di mercato di oltre 65 miliardi di dollari che, con le quote azionarie vincolate, si avvicina a 68 miliardi di dollari. La società ha venduto 95,5 milioni di azioni a un prezzo di 51 dollari, nella parte alta del range 47-51 dollari stabilito in fase di IPO.
L'apertura è stata di 56,10 dollari e subito il titolo ha avuto un balzo del 30%, chiudendo poi le contrattazioni a 63,59 dollari. Gli scambi hanno continuato a essere intensi anche nell'After Hours, dove le azioni hanno guadagnato un altro 6,87% portandosi potenzialmente a 67,96 dollari.
IPO ARM: le banche esultano
Il successo di ARM potrebbe incoraggiare molte altre aziende ancora incerte se diventare pubbliche, risvegliando un mercato che nell'ultimo anno e mezzo ha mostrato chiari segni di decadimento. "Man mano che i mercati miglioreranno ulteriormente, vedremo una gamma più ampia di aziende che cercano di arrivare sul mercato alla fine di quest'anno o nel primo e nel secondo trimestre del prossimo anno", ha affermato Tom Swerling, responsabile globale dei mercati dei capitali azionari di Barclays.
La prossima settimana altre due società di alto profilo, sebbene di dimensione più piccola rispetto ad ARM, debutteranno in Borsa: la società di consegna cibo Instacart e l'azienda di email marketing Klaviyo. A livello globale, invece, 82 aziende hanno presentato domanda per quotarsi nell'ultimo anno (dati Bloomberg). "Il mercato IPO è nella fase finale della ripresa", ha dichiarato Jim Cooney, responsabile dei mercati dei capitali azionari americani presso Bank of America. "Ci sono da cinque a sette accordi importanti previsti per il 2023, ed in caso di andamento positivo potremmo assistere ad un'accelerazione delle transazioni".
Intanto a festeggiare sono le banche, che dalla quotazione di ARM dovrebbero incassare fino a 104,6 milioni di dollari per la sottoscrizione, secondo un prospetto aggiornato dopo il primo giorno di negoziazione della società con sede a Cambridge. Le commissioni saranno divise tra 28 istituti di credito che hanno partecipato all'IPO, con una quota del 70% del totale che verrà suddivisa equamente tra i bookrunner Barclays, Goldman Sachs, JPMorgan e Mizuho.
La prossima sfida di ARM
Superato l'esame Wall Street, la società britannica ora però guarda avanti. L'azienda guidata da Rene Haas vuole guadagnare una quota maggiore nel mercato dei chip puntando sulla crescita. "Ogni anno, più chip vengono spediti con ARM e più tecnologia ARM entra in quei chip. Quindi abbiamo un effetto composto. Pensiamo che negli anni a venire avremo un buono spazio per la crescita", ha affermato l'amministratore delegato Haas.
Il CEO ha riferito che adesso la società è molto più diversificata rispetto al passato. "Abbiamo lavorato molto negli anni tra il 2016 e il 2023 per trasformare l'azienda", ha affermato. Quindi, non vi è solamente il mercato degli smartphone, che contengono per il 99% chip progettati da ARM ma le cui vendite sono scese considerevolmente nell'ultimo periodo. Ora l'azienda si concentra su altri tre mercati che hanno le caratteristiche per crescere molto velocemente e per offrire ritorni interessanti: Internet, i data center e l'automotive.
La grande sfida è quella di convincere i nuovi clienti mentre l'azienda cerca di ottenere prezzi più alti. "I dispositivi che utilizzano ARM stanno diventando incredibilmente complessi", ha affermato Haas. "Quando si passa da geometrie da 10 nanometri a 5 nm e inferiori, la quantità di tempo necessaria per progettare un chip aumenta notevolmente. Inoltre, la quantità di tempo necessaria per costruire quel chip – per farlo passare attraverso la fabbrica, farlo confezionare e assemblare – richiede più tempo". Per questo, "i clienti pagheranno un tasso di royalty più elevato", ha aggiunto.