La trimestrale di questa sera di Nvidia non sarà come le altre. Il colosso statunitense dei processori grafici è atteso al varco per scoprire quanto le restrizioni attuate dal Dipartimento del Commercio USA sulle esportazioni alle aziende cinesi abbiano impattato sull'attività. Ma sarà soprattutto la guidance della società, in rapporto proprio alle disposizioni del governo, a tenere banco.
Fino ad ora gli investitori hanno tenuto in scarsa considerazione l'eventualità di un effetto negativo del giro di vite USA, anche perché Nvidia ha chiaramente assicurato che le nuove disposizioni non avranno nel breve periodo alcuna influenza sulla sua attività. Quando l'amministrazione Biden aveva fatto l'annuncio verso la metà di ottobre, le azioni in Borsa del produttore di chip erano
crollate di oltre il 10% in quattro sedute, subendo un colpo da circa 200 miliardi di dollari. Le
azioni Nvidia però si sono riprese egregiamente recuperando tutta la perdita e raggiungendo il
massimo storico a 504,20 dollari nella seduta di ieri a Wall Street.
Nvidia: come ha reagito alle restrizioni USA
Nvidia si è opposta fermamente ai provvedimenti delle autorità americane, ritenendo che allontanare le aziende dalla Cina finirebbe per produrre l'effetto opposto a quello desiderato. In altri termini, ciò favorirebbe l'avanzata di sviluppatori di chip legati all'intelligenza artificiale del luogo, aumentando così il potere tecnologico di Pechino.
Il gigante di Santa Clara ha cercato di aggirare le restrizioni con nuovi processori in versione modificata del suo prodotto di punta H100 per i clienti cinesi. Il nuovo chip, denominato H800, agirebbe da tampone in seguito alle restrizioni iniziali annunciate a ottobre dello scorso anno. Questo mese, invece, Nvidia ha riadattato i suoi prodotti con l'H20, una nuova versione del processore per l'export in Cina.
I tentativi di mettere una pezza a una situazione imbarazzante per evitare di perdere una buona parte del 25% delle vendite complessive rappresentato dalla Cina rischiano però di non raggiungere l'obiettivo. Secondo gli esperti del settore, l'H20 non fornisce una potenza di calcolo sufficiente ad addestrare in modo efficiente i modelli di intelligenza artificiale. E al riguardo, la scorsa settimana il management dei due colossi tecnologici cinesi, Alibaba e Tencent, hanno suggerito che potrebbero non più affidarsi alle forniture di Nvidia facendo salire le quotazioni di aziende locali come Huawei.
Trimestrale Nvidia: massima attenzione alla guidance
La guidance di Nvidia in questa trimestrale sarà al centro dell'attenzione, perché gli investitori vorranno capire quali saranno gli effetti al di là del breve termine. Secondo gli analisti, l'attività dell'azienda alla lunga non ne risentirà. "La domanda per i processori di intelligenza artificiale di Nvidia è stata molto più avanzata rispetto all'offerta in altre parti del mondo", hanno affermato gli analisti di Morgan Stanley.
Mentre Dylan Patel, capo analista della società di consulenza sui chip SemiAnalysis, ha riferito che, al di là delle esternazioni pubbliche, le aziende cinesi hanno ordinato una quantità molto significativa di chip H20. Questi sono più avanzati rispetto agli A100 che OpenAI ha utilizzato per addestrare le varie versioni di GPT, ha sottolineato l'esperto, che stima una spesa cinese di 15 miliardi di dollari nei processori di Nvidia nel 2024. "Centinaia di migliaia di H20 saranno prodotti e venduti. Non è ottimale, ma è il miglior chip per lo sviluppo dell'intelligenza artificiale che la Cina possa acquistare", ha chiosato Patel.