A Wall Street le quotazioni dell'S&P 500 raggiungeranno i 7.000 punti entro la fine del 2025, ha affermato Bankim Chadha, strategist di
Deutsche Bank. Attualmente il principale indice della Borsa di New York viaggia intorno a quota 6.000. Si tratta della previsione più audace fatta finora per la Borsa americana con riferimento al prossimo anno, ma l'esperto della banca tedesca è convinto che una "crescita degli utili per azione a due cifre" sosterrà uno "slancio costante e robusto".
Chadha ha osservato come, nel 2024, gli utili per azione (EPS) dell'S&P 500 siano sulla buona strada per un incremento dell'11% su base annua a 253 dollari. Questo è in linea con una normale crescita in un contesto non recessivo. Il prossimo anno, i profitti per azione potrebbero salire a 282 dollari, ma con una crescita dell'economia globale all'estremità superiore del suo intervallo storico, gli EPS potrebbero addirittura toccare, stima l'esperto, i 295 dollari.
Il grande rally delle azioni americane negli ultimi due anni ha creato un solco con i titoli di altre regioni. Ora però le valutazioni sono molto elevate. L'S&P 500 infatti scambia a circa 24 volte gli utili previsti, ossia al livello massimo nel periodo post-pandemico. Questo però non è un problema, secondo Chanda, in quanto la crescita degli utili, i payout superiori al trend degli ultimi 10 anni, l'aumento dei riacquisti e dei flussi azionari sosterranno le quotazioni.
Riguardo l'impatto delle politiche di
Donald Trump una volta che il neo presidente eletto degli Stati Uniti si sarà insediato alla Casa Bianca, lo strategist ritiene che la situazione non sarà molto diversa da quella del primo mandato. All'epoca, il leader repubblicano attuò un taglio delle tasse e una deregulation, prima dell'introduzione di dazi commerciali.
Anche stavolta potrebbe ripetersi lo stesso percorso, ha sottolineato Chadha. "La sequenza sarà fondamentale, anche se è probabile che le implicazioni saranno sia positive che negative per la crescita", ha affermato. Ma proprio "la crescita economica rimarrà probabilmente una priorità".
Wall Street: ecco perché c'è un ottimismo diffuso
In questo periodo aleggia un certo ottimismo a Wall Street. Recentemente anche gli strategist di Goldman Sachs e Morgan Stanley si sono espressi in termini positivi sulle azioni americane, prevedendo un S&P 500 a 6.500 punti entro la fine del prossimo anno. Nel 2024 il benchmark è sulla buona strada per un rendimento superiore al 20% per il secondo anno consecutivo. Ciò si è verificato solo quattro volte negli ultimi 100 anni. Inoltre, quest'anno l'indice ha registrato ben 51 nuovi massimi storici.
Un segnale eloquente della fiducia degli investitori è l'andamento del VIX, definito l'indice della paura perché misura la volatilità implicita delle opzioni sulle azioni dell'S&P 500. Nell'anno in corso, il parametro ha tenuto una media di 15,5 punti, il livello più basso degli ultimi 5 anni. Il dato ha una valenza importante perché dimostra come la tensione per le elezioni americane, per le guerre in Ucraina e Medio Oriente, e per le crisi di governo in Europa, non abbia avuto alcun vero impatto sulla propensione al rischio degli investitori.
Tutti questi venti contrari sono stati soverchiati da altri favorevoli, ed evidentemente più forti, come l'economia americana resiliente, il rallentamento generale dell'inflazione, l'inizio a partire da settembre del ciclo dei tagli ai tassi di interesse da parte della Federal Reserve e l'ottimismo per l'intelligenza artificiale. A tutto ciò si è aggiunto il fatto che Wall Street considera positiva per le azioni USA una nuova amministrazione Trump negli Stati Uniti.
"Il livello del VIX riflette in gran parte l'incertezza macroeconomica insita nell'economia", ha detto Garrett DeSimone, head quant di OptionMetrics. "Con l'eccezione di alcuni contrattempi, non abbiamo sperimentato una crisi di liquidità prolungata che ponga rischi sistemici all'economia, che sarebbero un fattore importante per livelli di VIX superiori alla media".