Uno dei confronti più affascinanti e gettonati quando si parla di materie prime e società operative nell’estrazione e lavorazione del metallo è quello che coinvolge l’oro e le azioni aurifere. La storia secolare del “gold” e l’inserimento delle azioni aurifere all’interno di numerosi portafogli degli advisor americani più celebri, rende il confronto particolarmente interessante e pubblicizzato. E spesso replicato dagli investitori. Ma come vedremo le sorprese e le delusione sono dietro l’angolo.
Il motivo del forte interesse da parte degli investitori è da ricercare nel fatto che storicamente le azioni aurifere (rappresentate da indici storici come lo XAU e HUI) hanno rappresentato un investimento alternativo all’oro, ma a leva nelle performance. Al rialzo come al ribasso. Ma chi è il vero vincitore di questa sfida negli ultimi anni?
ETC vs ETF Oro: dal 2009 l'ETC segna un +70%
Ho scelto, come nel caso degli articoli precedenti, un ETC e un ETF particolarmente liquidi e ovviamente quotati, che possono fare le veci di un investimento in oro (l’ETC) e in società che estraggono e lavorano il metallo giallo (l’ETF). La sfida si svolgerà tra l’ETC Invesco Physical Gold e l’ETF L&G Gold Mining, due strumenti che esistono già dal 2009 e che ci possono permettere una maggiore profondità storica di analisi.
Il risultato finale non sembra offrire grandi dubbi, ma soprattutto mette in discussione il legame prezzo dell’oro andamento a leva delle azioni aurifere.
Dal 2009 infatti l’ETC che replica l’andamento dell’oro fisico ha portato a casa un rotondo +70% (dati al 14 novembre 2023); l’ETF che replica l’andamento dell’indice delle azioni aurifere (Dax Global Gold Miners) ha raccolto nello stesso periodo un incredibile quanto deludente -35%. Una divergenza che si è aperta diverso tempo fa e che le aurifere non sembrano riuscire a rimarginare. A distanza di 5 anni infatti sia materie prime che azioni si sono mossi in corposo rialzo rispettivamente del 68% e del 54%. Segno che la normalità è in parte ritornata (ma a distanza di 3 anni la divergenza si ripresenta).
Al rendimento su base annua dell’ETC che investe in oro fisico (4,2% annuo) si contrappone il -3,2% delle aurifere con una volatilità del 30% decisamente più elevata di quella espressa dallo strumento di Invesco e pari al 15%.
Ho voluto mettere a confronto l’ETF di L&G con altri ETF fanno lo stesso mestiere con sottostanti le azioni aurifere. Il risultato non cambia di molto. Ad esempio utilizzando il VanEck Gold Miners a distanza di 5 anni il gap con l’oro si riduce (con VanEck che raccoglie un +62%) ma non viene rimarginato.
I costi e la volatilità, oltre che le performance, sono quindi dalla parte di strumenti liquidi come gli ETC con l’indubbio vantaggio anche di poter scontare le minusvalenze pregresse in caso di loro esistenza. Almeno secondo l’attuale normativa fiscale italiana.
Per quello che rigurda l’investimento in azioni aurifere la sofferenza relativa rispetto all’oro è stata dettata dal combinato rialzo dei tassi più rialzo del prezzo del petrolio. Veleno per le aziende che si devono indebitare utilizzando corpose quantità di energia per estrarre il prezioso minerale.
L’ETF di L&G contiene al suo interno le primarie società di estrazione dell'oro che ottengono almeno il 50% dei loro profitti dall'estrazione del metallo giallo, ma tra i primi titoli noti come Newmont (15%) Agnico Eagle Mines (13%), Anglo Golds e Newcrest (8%). Il peso geografico classico di un indice azionario mondiale qui esce stravolto, con il Canada che domina la 43% seguito dall’Australia al 23%. Gli Stati Uniti si fermano al 17%.
La sfida tra investimento in oro fisico e investimento in azioni aurifere, almeno dalla fine della grande crisi finanziaria del 2008, vede quindi nettamente vincente la scelta della materia prima.
Se il principio del ritorno verso la media lavorerà nei prossimi anni a favore delle azioni aurifere lo vedremo, certamente abbiamo di fronte l’ennesimo esempio che dimostra che certi fenomeni di correlazione a volte smettono di funzionare anche per lungo tempo. Lasciando in panne chi scommette forte su poche e selezionate strategie.
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