Quando una singola azione come Tesla crolla in Borsa i danni che può provocare all’interno di un ETF dovrebbero essere limitati grazie all’ampia diversificazione che contraddistingue lo strumento passivo per eccellenza. Lo stesso ragionamento vale all’opposto quando quell’azione fa il botto con performance stellari.
Ci sono però ETF settoriali e/o tematici dove la diversificazione non trova la sua più completa esplicitazione e così i cali di Borsa di una singola società rendono decisamente più influenzato il risultato finale del fondo da quello che accade a quella società.
È il caso del settore dei consumi discrezionali, ovvero quella parte di business rappresentata da società che vendono prodotti non essenziali o altresì detti voluttuari.
Sono tanti gli emittenti che offrono la possibilità di investire in questo settore a partire da iShares e Xtrackers con ETF che rientrano tra quelli con masse superiori ai 500 milioni di euro.
Un ETF in cui Tesla pesa per oltre il 20%
Xtrackers Msci US Consumer Discretionary ad esempio è l’ETF con il peso maggiore di Tesla in portafoglio visto che pesa oltre il 21%, società seconda ad un altro peso massimo come Amazon che pesa addirittura il 31%. Possiamo comprendere agevolmente come questi due titoli facciano il bello e il cattivo tempo per le sorti dell’ETF.
Indubbiamente Tesla ha contribuito in modo determinante alla crescita di oltre il 100% del valore dell’ETF negli ultimi 5 anni visto che la causa automobilistica fondata da Elon Musk ha moltiplicato il suo valore di 6 volte nello stesso arco temporale.
Da inizio anno però, ovvero da quando Musk si è insediato stabilmente alla Casa Bianca a capo del progetto di ristrutturazione del debito federale (DOGE), il titolo della causa automobilistica ha perso oltre il 30%. Male in Borsa anche a causa delle minacce neppure tanto velate di Trump di rimuovere ogni incentivo all’acquisto di auto ecologiche.
Male in Europa dove le immatricolazioni nei due primi mesi dell’anno stanno precipitando ovunque. In Germania il calo di vendite a febbraio è stato del 76%.
Male anche in Cina dove le vendite di Tesla sono andate giù di quasi il 50%, superate da quelle di Xiaomi che ha lanciato solo un anno fa la sua auto elettrica. Per la prima volta da quando è iniziata la produzione a Shanghai, Tesla ha venduto meno auto rispetto all’anno precedente e nel frattempo la casa cinese BYD ha incrementato le vendite del 161%.
Quanto possa essere rilevante la figura politica di Musk in questo tracollo, oppure se le azioni Tesla stanno perdendo quel vantaggio competitivo che fino ad ora aveva accompagnato la crescita, non possiamo saperlo. Quello che conta per un investitore è il risultato finale.
Di certo un ETF che basa la redditività del suo portafoglio fondamentalmente su due società non può essere considerato qualcosa di consigliabile da acquistare e mantenere nel lungo termine. Affidare le proprie sorti finanziarie a qualcosa che per natura è imprevedibile come il successo di uno sparutissimo drappello di azioni non è mai una buona idea.
Euforia o depressione saranno i sentimenti che i possessori di questi ETF proveranno nel corso della loro vita, esattamente ciò che un bravo investitore passivo dovrebbe evitare, frammentando il più possibile il portafoglio tra migliaia di azioni e sfruttando al massimo il beneficio di diversificazione. Tesla insegna.