La notizia era nell’aria, ma ora anche le fonti ufficiali confermano. La moda degli ETF tematici è agli sgoccioli e probabilmente il futuro ci riserverà chiusure o incorporazioni di ETF che non hanno raggiunto la massa critica per stare sul mercato.
Questi ETF hanno rappresentato l’estremizzazione del prodotto passivo ETF, con indici spesso discutibili come sottostanti ad assecondare gli umori e le speranze degli investitori. Soprattutto il mercato azionario è stato un fiorire negli scorsi anni dei temi più vari. Dall’intelligenza artificiale, alle energie pulite, passato per difesa e videogiochi.
Alcuni di questi ETF hanno riscosso un certo successo, ma la torta non poteva essere per tutti e così tanti gestori sono rimasti ai margini con masse amministrate incapaci di arrivare a quei 30-40 milioni di euro che rappresentano una sorta di break even operativo per un ETF.
Morningstar nelle scorse settimane ha certificato il primo anno di deflussi nell’ultimo decennio con gli investitori che hanno prelevato oltre 1 miliardo di euro sul mercato europeo.
Soprattutto la tecnologia (cybersecurity, cloud e robotica) e le energie pulite hanno guidato gli outflows, settori che avevano beneficiato enormemente dal contesto favorevole che si era sviluppato post pandemia. Basti pensare che nel 2020 e nel 2021 gli inflows su ETF tematici avevano superato i 20 miliardi di euro.
Tra i temi che invece hanno attirato i risparmi degli investitori anche nell’anno appena concluso l’intelligenza artificiale e la difesa sull’onda, evidentemente, di una presenza anche mediatica maggiore visto il risalto dato all’AI e ai vari scenari di guerra nel mondo.
ETF tematici: pesa la concentrazione e massa critica
Gli ETF tematici, l’ho scritto diverse volte, hanno dei bias molto forti. Soprattutto orientati a società con stile growth, concentrati su pochi campioni, spesso anche con capitalizzazione mid – small caps. Quando il mercato si ritrova la liquidità progressivamente prosciugata da nuovi e più attraenti temi (vedi anche alla voce ETF su Bitcoin) in un contesto di rialzo dei tassi di interesse, questi strumenti sono i più vulnerabili a fasi negative del mercato o comunque a fasi di minor disponibilità di investimento da parte dei risparmiatori.
A questo si somma una criticità palese legata alla massa critica che ogni ETF deve raggiungere per essere profittevole per chi, quell’ETF, lo produce e distribuisce.
Quando le commissioni di questi ETF tematici raggiungono livelli simili a fondi attivi di classe istituzionale è chiaro che dal lato dei margini non si può fare molto di più e solamente con masse maggiori si può tentare di rimanere sul mercato in profitto.
Per tanti ETF già oggi non è così e questa disaffezione di molti investitori rischia di mettere in crisi alcuni di essi, troppo piccoli per poter stare sul mercato a lungo. Quindi un tematico con scarsa capitalizzazione rischia seriamente il delisting nei prossimi anni e per questo è consigliato fare un check attento del proprio portafoglio.