Tra le materie prime che hanno visto il loro prezzo aumentare di più negli ultimi tempi figura il bismuto, un metallo di nicchia utilizzato a livello industriale. Dal 4 febbraio a oggi, il valore del minerale ha registrato un balzo di quasi il 500%, passando da 6 a circa 35 dollari a libbra. Per spiegare questa strepitosa performance bisogna far riferimento a chi produce il metallo e cosa ha fatto.
Secondo i dati forniti dallo United States Geological Survey (USGS), l'80% della produzione di bismuto raffinato è in mano alla Cina. A inizio febbraio, gli Stati Uniti - che non estraggono bismuto dal 2013 - hanno imposto dazi del 10% (poi portati al 20%) a tutte le importazioni di merci cinesi. Per reazione, Pechino ha ridotto l'esportazione di alcuni materiali chiave, tra cui figura proprio il bismuto (gli altri sono tungsteno, molibdeno, indio e tellurio).
Il crollo dell'offerta di oltre il 50% su base annua a 458 tonnellate a febbraio ha ristretto il mercato globale, innescando un'impennata dei prezzi. Ciò dimostra la capacità del Dragone di scuotere i flussi di materie prime considerate fondamentali non solo per l'economia ma anche per la sicurezza nazionale.
Materie prime: a cosa porta la politica cinese sul bismuto
Il bismuto oggi viene utilizzato in una serie di innumerevoli applicazioni: dalle vernici delle auto, ai prodotti farmaceutici, alle leghe a bassa temperatura e alla difesa. Il metallo fa parte delle cosiddette
materie prime critiche che, secondo l'ultimo rapporto della Commissione europea, sono attualmente 51.
Gli USA oggi importano dalla seconda potenza economica mondiale circa due terzi del bismuto utilizzato. L'USGS rileva che l'unica fonte significativa a livello nazionale di bismuto americano proviene dalle leghe riciclate, che costituiscono negli ultimi cinque anni tra il 3% e il 10% delle forniture totali. Ad esempio, il materiale si trova in alcuni minerali di piombo, ma nel Paese non ci sono più fonderie primarie di questo genere da oltre un decennio.
L'atteggiamento cinese ora rischia di creare un grave problema con la lievitazione dei prezzi. "I trader stanno togliendo il materiale dal mercato, esercitando una pressione al rialzo sui prezzi", ha affermato l'analista di Mysteel Global, Chen Qiqi. Il punto è che la strategia della Cina spinge gli altri Paesi a cercare soluzioni diverse da quella di rifornirsi quasi esclusivamente dal più grande produttore mondiale.
"In qualità di principale fornitore di bismuto al mondo, la Cina si sta effettivamente dando la zappa sui piedi con le restrizioni all'esportazione che causano enormi picchi di prezzo, i quali potrebbero incentivare i clienti a cercare materiali alternativi", ha detto in un'intervista Robin Goad, Amministratore delegato di Fortune Minerals Ltd.. "Questo non è un bene per il mercato a lungo termine".