Le azioni globali continuano a ricevere i fondi dagli investitori. Secondo i dati EPFR Global riportati da Bank of America, nella settimana fino a mercoledì scorso, i fondi azionari globali hanno registrato circa 43,4 miliardi di afflussi, il picco da inizio anno. Questo significa che ancora non si ha nel complesso una posizione ribassista sugli indici azionari nonostante i cali degli ultimi giorni.
Dopo che i titoli americani hanno sovraperformato per anni, il mercato quest'anno sta colpendo in particolar modo le Borse statunitensi. Il timore è che la guerra commerciale innescata dai dazi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump finisca per spingere l'economia statunitense in recessione. Alcuni segnali macroeconomici fanno al momento propendere per questo scenario, anche se il governatore della Federal Reserve, Jerome Powell, ha minimizzato il rischio in occasione del meeting di questa settimana.
Al contrario, gli investitori stanno puntando sulle Borse europee e cinesi. Nel primo caso, sono ispirati dal gigantesco piano di spesa per la difesa da 800 miliardi di euro proposto dalla Commissione europea e dall'approvazione di un altrettanto enorme programma da 1.000 miliardi di euro della Germania per difesa e infrastrutture approvato venerdì dal parlamento tedesco.
Nel secondo caso, gli operatori di mercato sono attirati dagli stimoli fiscali e monetari del governo cinese per rilanciare l'economia del Dragone e dai progressi sull'intelligenza artificiale compiuti dal Paese dopo l'avvento sul mercato di
DeepSeek.
Azioni globali: ecco i rischi in corso
L'ebbrezza sulle azioni globali che continua a coinvolgere gli investitori potrebbe essere pericolosa. Secondo Michael Hartnett, strategist di Bank of America, gli investitori in questo momento stanno ignorando i rischi di una vera e propria guerra commerciale. Gli afflussi al top del 2025 e la crescita delle Borse di Germania e Cina - due dei principali esportatori negli Stati Uniti - suggeriscono che il mercato è scettico sull'arrivo di una recessione globale determinata dai dazi USA. "Gli investitori non sono affatto in linea con le posizioni short sulle azioni statunitensi o globali", ha scritto Hartnett in una nota.
Tuttavia, dal 2 aprile scatteranno i dazi reciproci annunciati da Trump, che si aggiungono a quelli del 25% generalizzati su acciaio e alluminio, nonché ai prelievi del 20% sui beni di importazione cinesi. Nel frattempo, la Cina ha reagito con un'imposizione dal 10% al 15% di alcuni prodotti agricoli americani. Uno scenario probabile è che dopo il 2 aprile, un'escalation porti a un ulteriore incremento delle tariffe. Questo significa che, a differenza di obbligazioni e oro, le azioni statunitensi e internazionali sono molto più "vulnerabili a una pandemia tariffaria", ha affermato l'esperto di BofA.