Su 770 dipendenti di OpenAI, circa 700 hanno firmato una lettera indirizzata al Consiglio di amministrazione in cui minacciano di dimettersi e trasferirsi in Microsoft se Sam Altman non sarà rinominato alla carica di Amministratore delegato.
Ieri avevamo riportato la notizia dell’allontanamento del Ceo (OpenAI: nominato il nuovo CEO al posto di Altman, ecco cosa sapere), che non ci ha messo molto a trovare una nuova sistemazione in Microsoft. Oggi è il giorno della rivolta dei dipendenti di OpenAI.
Per i dipendenti di OpenAI porte aperte in Microsoft
Nella lettera, i dipendenti minacciano di trasferirsi in tempi brevi proprio in quella divisione di intelligenza artificiale che Microsoft metterà a disposizione di Altman. “Le vostre azioni hanno evidenziato che non siete in grado di supervisionare OpenAI. Non siamo in grado di lavorare per o con persone che mancano di competenza, giudizio e cura per la nostra missione”.
I firmatari quindi hanno minacciato di presentare le dimissioni per unirsi alla nuova entità di Microsoft che sarà guidata da Altman e dall’altro fondatore di OpenAI, Greg Brockman (che, estromesso dal board, ha presentato le dimissioni). “Microsoft ci ha assicurato che ci sono posizioni aperte per tutti i dipendenti di OpenAI” e “prenderemo questa decisione in tempi brevi a meno che l’attuale board non si dimetta”. Ovviamente, tra le condizioni c’è il ritorno di Altman e Brockman.
Il primo firmatario della missiva è Mira Murati, inizialmente nominata Ceo ad interim prima che l’incarico venisse affidato ad Emmer Shear. Attualmente Microsoft possiede il 49 per cento delle azioni di OpenAI: Satya Nadella, l’Ad di Microsoft, ha detto di essere d’accordo su un ritorno di Altman in OpenAI.
Per i dipendenti di OpenAI c’è anche una seconda scelta: è Salesforce
Microsoft non rappresenta l’unica destinazione disponibile per i dipendenti in rivolta: nelle ultime ore anche l’Ad di Salesforce, Marc Benioff, si è offerto di assumere immediatamente i ricercatori che si dimetteranno da OpenAI. Salesforce, ha scritto il manager su X, riconoscerà parità di retribuzione ai ricercatori che decideranno di lasciare la società.
Intelligenza artificiale: il grande vincitore è Microsoft
Quanto sta succedendo in OpenAI è sintomatico dello scontro in atto tra scienza e business nel campo dell’intelligenza artificiale. "OpenAI è stata deliberatamente strutturata per portare avanti la nostra missione: assicurare che l'intelligenza artificiale porti benefici a tutta l'umanità", riporta la nota con cui il board ha licenziato Altman. "Sebbene l'azienda abbia conosciuto una crescita vertiginosa, la responsabilità fondamentale del Consiglio resta quella di portare avanti la missione di OpenAI e di preservare i principi della sua Carta".
Il netto vincitore di tutta l’operazione è Microsoft (non a caso, ieri le azioni MSFT hanno segnato un nuovo massimo storico):
- nel caso in cui la Altman dovesse restare nell’azienda di Redmond, questa si troverebbe a disporre delle migliori risorse sulla piazza;
- nel caso in cui Altman dovesse tornare in OpenAI, l’inevitabile riorganizzazione societaria, sia in termini di struttura che di management, finirebbe lo stesso per essere disegnata sulle esigenze del primo azionista.
Per Dan Ives, analista di Wedbush, gli attuali membri del board di OpenAI probabilmente se ne andranno prima del giorno del Ringraziamento, dopo aver di fatto "rovinato OpenAI" finendo per avvantaggiare Microsoft che “ha essenzialmente comprato la società, senza alcun investimento di capitale aggiuntivo”.