Il quinquennio che segue la grande crisi finanziaria vede un rallentamento, ma non uno stop, nel percorso di crescita degli ETF che trovano sempre più spazio nei portafogli di investimento a causa del clamoroso flop di una gestione attiva incapace di difendersi di fronte agli eventi drammatici dell’era Lehman – mutui subprime.
Nell’aprile del 2008 gli ETF quotati in Europa superano la soglia psicologica dei 100 miliardi di euro di masse amministrate e questo rinforza i produttori degli strumenti passivi. DWS, con il suo veicolo Xtrackers, lancia così il primo ETF multi asset che entra in diretta concorrenza con i fondi di investimento.
Xtrackers Portfolio oggi si trova a dover fare i conti con i LifeStrategy di Vanguard ma per tantissimi anni è stato l’unico ETF bilanciato disponibile sul mercato. I suoi oltre 500 milioni di masse sono per lo più un’eredità di quegli anni, anche perché in realtà stiamo parlando di un ETF con asset allocation azioni-obbligazioni flessibile e dal costo decisamente elevato di 0,7%.
L’allocazione tattica viene rivista e ribilanciata ogni trimestre dal gestore con la quota azionaria che oscilla tra un minimo 30%, massimo 70% e quella obbligazionaria tra un minimo 30% e massimo 70%. Al momento la performance complessiva dal lancio sfiora il 200%. Qualche anno dopo nascerà il fratellino Portfolio Income più prudente nell’asset allocation.
Storia degli ETF: BlackRock compra iShares
Sempre Xtrackers nel 2009 lancia il primo ETF che investe in hedge funds, ma proprio la mancanza di trasparenza, liquidità e soprattutto performance sanciscono la fine prematura di questo ETF che nel 2017 viene liquidato e delistato.
Sempre il 2009 è un anno importante negli assetti di mercato dei produttori di ETF visto che BlackRock si compra da Barclays Bank la divisione ETF che include iShares, dando il via ad una cavalcata che porta questo emittente ad essere il più importante del mondo.
Nel 2010, ma soprattutto nel 2011 e 2012 cominciano a prendere piede gli ETF con stile di gestione attivo anche se inteso in un senso un po' differente da quello del gestore che sulla base delle sue interpretazioni di mercato si muove sulle varie asset class.
Sono gli smart beta a catturare l’attenzione di investitori alla ricerca di strumenti in grado di diversificare il classico indice S&P500 o Msci World. Il motivo è legato all’avanzata del cosiddetto investimento per fattori di rischio e non più per asset allocation classica legata a settori e geografie.
Nel 2012 lo sbarco di numerosi ETF che seguono la filosofia del “factor” investing diventa realtà con quotazioni di numerosi strumenti che mirano a replicano l’andamento di azioni mondiali, americane ed europee value, a bassa volatilità, di qualità, in momentun, con bassa capitalizzazione. A questi si affiancheranno veri e propri ETF multifactor.
Una fase che rende ormai il panorama degli ETF maturo e pronto ad accogliere l’ingresso di un numero incredibilmente elevato di nuovi attori che spingeranno ancora più verso il basso i prezzi di questi strumenti di replica passiva di indici di mercato.
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