La Corea del Sud è una terra di confine. Confine verso quella Corea del Nord che ciclicamente minaccia i vicini di casa sudcoreani con armi nucleari. Confine verso quella Cina che rappresenta un importante partner strategico e commerciale, ma che al tempo stesso minaccia l’autonomia dell’intera area del Sud Est asiatico. Confine verso altri paesi ex tigri asiatiche ma che però, visto il basso costo del lavoro, stanno assorbendo molto dell’interesse dei partner commerciali occidentali.
Paese la Corea del Sud, che da emergente si è ormai elevato a sviluppato (negli indici azionari Ftse la Corea del Sud non rientra negli indici emergenti), con una borsa che rimane a forte sconto per una serie di motivazioni geopolitiche e di composizione dell’indice Kospi.
Borsa molto dipendente dall’andamento della valuta, il Won sudcoreano. Quando la divisa si indebolisce il Kospi perde terreno. Quando guadagna, segno di flussi di capitale che rientrano, la Borsa fa bene. Gli ultimi tempi rientrano nel primo caso. Valuta debole e borsa debole.
Borsa Corea del Sud: pesa la concentrazione settoriale
Nonostante il rialzo dei tassi di interesse adottati dalla banca centrale locale, l’inflazione rimane al di sopra del 2% e questo comportamento rallenta l’economia, come dimostrato da diversi dati. Ad esempio, quelle esportazioni che rappresentano il cuore pulsante dell’economia. Ad aprile il calo dell’export è stato superiore al 14% con un drammatico rallentamento nell’interscambio con la Cina (-26%). L’export di chip ha fatto registrare addirittura un -41%. E proprio il peso dominante nell’industria dei chip combinato all’importanza di Samsung per l’intera nazione, è una causa che può spiegare il motivo per cui la borsa coreana vanta un CAPE di 12.
Research Affiliates si attende un ritorno decennale dalla borsa coreana del 13,7% con una volatilità attorno al 30%. Numeri decisamente allettanti visto il 3% offerto da un bond governativo coreano.
Dal 1994 la borsa coreana (intesa come indice Msci) ha praticamente realizzato la stessa performance di un indice azionario emergente generale (+5,3% annuo composto) seppur con una volatilità decisamente più elevata (27%). Il dividend yield non è di quelli più allettanti (poco sopra il 2%), ma interessante notare come la borsa coreana prezzi sotto i valori contabili con un prezzo / valore di libro inferiore a 1.
Con il 30% dell’indice coperto da Samsung (a cui aggiungere l’8% di affiliate) e il settore della tecnologia che rappresenta quasi la metà del paniere, è già evidente il grosso limite di investire in questo mercato. Un limite di concentrazione settoriale (il secondo settore sono gli industriali con il 10%), ma anche di società (le prime 10 rappresentano il 60% del totale).
Gli ETF quotati in Italia sono diversi. Se ne contano almeno sei, con un solo ETF, quello di Franklin, che sostituisce il canonico indice Msci con l’indice Ftse.
L’ETF di Franklin Templeton è anche quello a più buon mercato con un costo di 0,09% all’anno. Il Franklin Ftse Korea, nonostante questo vantaggio competitivo e un differente indice, ha performance comunque allineate a quelle dei competitor negli ultimi 12 mesi.
Borsa coreana che nel 2022 ha perso il 28% dopo aver ritracciato del 7% anche nel 2021. Lo sconto sui fondamentali è notevole per una borsa semi sviluppata. Rimangono l’incognita valutaria e i rischi geopolitici tra i motivi che sembrano spingere gli investitori a chiedere un maggiore premio di rendimento per possedere azioni coreane. Unico neo degli ETF quotati la forte concentrazione su singoli titoli e settori.
Un paese che possiamo considerare sviluppato all’interno del continente più dinamico di questo ventunesimo secolo e con fondamentali decisamente a sconto, non è comunque da trascurare pur considerando alcuni limiti di replica degli ETF.
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