La serie dedicata agli indici azionari più sottovaluti del mondo si chiude con chi meno te l’aspetti. Quella Svezia che fa parte di quel blocco scandinavo da sempre percepito come solido e sicuro. La maxi-svalutazione che ha colpito la corona svedese, unita ai tassi sottozero che per molto tempo hanno accompagnato i cittadini svedesi, ha creato una situazione di disagio tra gli investitori ora preoccupati da rallentamento economico e scoppio della bolla immobiliare (il 71% dei mutui in Svezia sono a tasso variabile) in un contesto geopolitico di un paese ostile, la Russia, non lontano geograficamente.
Secondo le ultime metriche disponibili la borsa svedese ha un Cape inferiore a 20.
Non è il mercato più cheap in Europa (Spagna, UK e Polonia offrono multipli migliori), ma il buon contesto politico, normativo, legale e di forza lavoro che accompagna le società svedesi rappresenta un valore aggiunto di cui tenere sempre conto. Volvo, Ericsson, H&M sono alcune delle aziende locate in Svezia che assieme alla non quotata IKEA portano orgogliosamente in giro per il mondo la bandiera svedese.
Come investire sulla Borsa Svedese con gli ETF
Nonostante il paese non abbia subito i contraccolpi della crisi del gas (il 91% dell’elettricità è prodotto da fonti rinnovabili), la Svezia è l’unico dei 27 membri della UE ad avere una previsione di recessione nel 2023. Questo spiega lo sconto della borsa svedese dalla quale Research Affiliates si aspetta per i prossimi 10 anni un ritorno del 11,9% annuo con volatilità attesa del 21%.
L’indice Msci Sweden mostra però numeri molto interessanti. Dal 1994 la borsa svedese ha offerto un rendimento annuo del 10% contro il 7,8% dell’azionario globale (Msci World). La volatilità risulta decisamente più elevata (24% vs 17%) e negli ultimi 5 anni i ruoli si sono invertiti con la performance dell’azionario globale quasi doppia rispetto a quella svedese (9,2% vs 5,5%).
Non esistono ETF che investono direttamente in questo indice quotati sul mercato italiano. iShares offre in America un ETF Msci Sweden, ovviamente in dollari e non armonizzato. Sono 45 società le società svedesi che compongono l’ETF, per lo più appartenenti al settore industriale (40%) e finanziario (27%). Investor Class, Nordea, Volvo, Atlas Copco hanno pesi percentuali di circa il 6% con le prime 10 società che occupano il 50% del paniere.
Si può ovviare all’assenza di ETF che investe sull’indice Msci andando direttamente a comprare l’indice principale della borsa di Stoccolma, l’OMX. Quotato in Germania, l’ETF iShares OMX ha un numero di società comunque più ampio (110) e le prime 10 presenti in portafoglio occupano il 40% del totale. Pesi settoriali e nomi sono praticamente gli stessi del precedente ETF.
Terza alternativa è quella del basket nordico. Due ETF, uno di Xtrackers e uno di Amundi, che replicano l’indice Msci Nordic dove la Svezia pesa per il 38%, come la Danimarca. Unico effetto distorsivo di questo ETF il peso notevole (un quarto del portafoglio) della società farmaceutica Novo Nordisk.
Investire sul mercato azionario svedese rappresenta quindi una interessante opportunità per il lungo periodo viste le basse valutazioni fondamentali e l’estrema debolezza toccata di recente dalla corona svedese. Direttamente con ETF 100% Svezia oppure con strumenti passivi che investono nell’area scandinava dove la Svezia è un attore dominante, questa opzione potrebbe essere un buon modo per diversificare su una borsa che nel tempo hanno dimostrato di saper sovraperformare il mercato azionario globale.
I 10 ETF azionari più sottovalutati del mondo: tutte le puntate